sabato 15 agosto 2009

LE RADICI DELL'INSEGNAMENTO DEL TENNIS

Tratto da http://atpiombinese.myblog.it


Titolo originale: NUTRIAMO L'ALBERO... DEL TENNIS


AUTORE: Roberto Catalucci

Per molti anni, si è erroneamente pensato, che la disciplina sportiva del tennis, si potesse insegnare

attraverso una esclusiva trattazione della tecnica, e che gli altri aspetti, emotivo, tattico, strategico

e coordinativo fossero di marginale importanza. Oggi sosteniamo che tutti gli elementi

sopramenzionati, debbano essere affrontati dal maestro di tennis in modo strettamente correlato ed

interdipendente tra loro, al fine di favorire la crescita equilibrata dell’uomo-atleta-tennista. A tal

proposito esemplificativa è la seguente immagine:

(disegno albero)

lo studioso Hubert Schneider (Riva del Garda 1997), ha sapientemente paragonato lo sviluppo di un

giovane o di una giovane tennista, alla crescita di un albero. Se così è allora stiamo bene attenti che

tutti i rami si sviluppino nel migliore dei modi. I rami sono: la tecnica, la condizione fisica,

l’allenamento, la motivazione, l’alimentazione. Non dobbiamo dimenticare però che un albero

diventa bello, può crescere, svilupparsi e sopravvivere anche a periodi burrascosi (per il giovane

tennista può voler dire quando, ad un certo punto, non riporta più successi, quando deve incassare

delle sconfitte, quando non migliora costantemente) se le radici ben costruite nel suo bagaglio

esperienziale sono un insegnamento emotivo, un insegnamento coordinativo ed un insegnamento

tattico-strategico.

Radice emotiva

Tale radice è quella che a nostro avviso deve precedere le altre come importanza, perché basilare

nel raggiungimento di un buon livello di gradevolezza ed accettazione dello sport in genere e del

tennis in particolare,da parte dei ragazzi. Troppo spesso i maestri trascurano erroneamente questo

concetto pensando che le persone con cui interagiscono non siano a contatto con il loro stato

emozionale, gettando inconsapevolmente le basi per il rifiuto dello sport, con conseguente

abbandono precoce dell’attività. Di tale radice ne abbiamo parlato approfonditamente in

precedenza.(n°4 di questa rivista)

Radice coordinativa

Le capacità coordinative sono le premesse dell’apprendimento necessarie per imparare tecniche

nuove, nuovi tipi di sport. Il tennis è uno sport che richiede precisione, elevata rapidità di

movimento e capacità di adattamento in situazioni soggette a continuo cambiamento, quindi da ciò

risulta chiaro come tale disciplina richieda una buona dose di capacità coordinative. Pertanto il

maestro dovrà nel corso del suo insegnamento tenerne conto, proponendo esercitazioni sempre varie

nella forma e nei contenuti al fine di sviluppare un atleta con una visione del gioco a “mappa

motoria elastica”. Per dare una chiave di lettura scientifica, di tipo galileiano, a quanto sostenuto fino ad ora, riportiamo l’autorevole pensiero dello studioso svizzero Arturo Hotz che così recita:”Lo sviluppo delle capacità coordinative sono il presupposto per l’apprendimento delle abilità tecniche, che a loro volta, sviluppano le capacità coordinative”. La generazione passata dei “raccattapalle”, si è coordinata giocando a tennis, in quanto tutto il bagaglio motorio si arricchiva di un patrimonio di esperienze proveniente dai giochi di cortile ed informali, eseguiti negli spazi più disparati e negli orari lasciati liberi dalla scuola. La didattica specifica del tempo, non poteva “emozionare” i ragazzi in quanto incentrata su un insegnamento gestuale analitico espresso sottoforma di lunghe ed interminabili file indiane di bambini, che colpivano durante un ora di gioco un numero esiguo di palle. Si imparava al “muro” o nei rari spezzoni di ore “rubati” ai soci adulti. Oggi il panorama è sostanzialmente mutato, i bambini godono di scarsa “autonomia” da parte dei genitori, visti i problemi che la società moderna presenta quotidianamente (droga, pedofilia, cementificazione selvaggia), trascorrono molto tempo a scuola, hanno molteplici altri impegni, sono attratti dai giochi elettronici che alimentano il loro senso di sedentarietà; pertanto nel praticare il tennis è necessario insegnare in modo artificioso cosa vuol dire la coordinazione, allestendo accanto all’area tecnico-tattica-strategica del maestro di tennis, un’area “attrezzata” in cui il preparatore fisico li educhi al movimento e li prepari ad affrontare una disciplina complessa quale è il tennis. Quindi seppur il minitennis, rispetto alla didattica del passato ha restituito appeal al nostro sport, in quanto ha riconquistato la tipicità dello stesso attraverso l’interattività, emozionando maggiormente i bambini, il maestro deve necessariamente fare i conti con le problematiche affrontate in precedenza trovandosi di fronte alla condicio sine qua non di approntare un tipo di insegnamento coordinativo .Tale sviluppo coordinativo riconosce quale fase sensibile di massimo incremento, l’età che va dai 5 agli 11 anni, periodo durante il quale il bambino è particolarmente ricettivo a nuove forme esperienziali di movimento, superata tale età, egli mantiene ciò che ha acquisito fino ad allora, facendo intravedere, nonostante un lavoro specifico, un minimo incremento del suo bagaglio motorio.

Radice coordinativa in pratica

Insegnamento della coordinazione significa movimenti semplici in condizioni difficili. Realizzare movimenti semplici in condizioni difficili, variabili, combinate, porta i ragazzi all’apprendimento delle relative capacità. Dovremo utilizzare quindi il “principio della variazione”. Variazione significa:cambiare racchetta, cambiare palline, cambiare l’altezza della rete, cambiare gli spazi, le distanze. Nel tennis abbiamo una quantità incredibile di possibilità di variare. Altro principio è quello della “combinazione”, cioè gli schemi fondamentali, ad esempio il diritto (non importa che sia a rimbalzo od al volo) rimangono gli stessi, ma devono essere adattati l’uno all’altro, quindi non si deve eseguire un colpo soltanto, ma più colpi con finalità tattico-strategiche(operazioni),insieme al movimento, cioè alla corsa, insieme a tutte quelle varianti che il gioco contempla. Il tennis inoltre è uno sport di rimando e di organizzazione, dove la palla e l’osservazione della stessa risultano essere elementi fondamentali per potersi muovere in maniera corretta. La capacità di anticipazione motoria, può a pieno titolo essere annoverata nell’ambito della capacità coordinativa di reazione .Tale capacità ci permette di capire dalle informazioni semantiche inviate dal nostro avversario (postura, posizione del piatto corde all’impatto) , il tipo di palla che ci arriverà potendosi muovere con perfetta scelta di tempo. Due concetti didattici che vanno sviluppati al fine di affinare questa dote sono:la sensibilità per la palla, cioè la perfetta intesa che il giocatore,non importa se calciatore o tennista, deve affinare e lo studio della palla inteso come calcolo della traiettoria, della direzione, della complessità, dell’energia di arrivo della stessa.

Radice tattico-strategica

Il mini-tennis, si pone come obiettivo iniziale quello della comprensione del gioco, al fine di attuare embrionali schemi tattico-strategici. Per strategia,si intende la capacità del giocatore di interpretare la gara in funzione delle proprie caratteristiche ed in relazione alle caratteristiche dell’avversario. Si attua attraverso un analisi del match che può avvenire antecedentemente, contestualmente o successivamente alla prestazione sportiva. La tattica sportiva è l’arte di condurre la competizione, usando al meglio i mezzi tecnici, fisici, psicologici ed in funzione della situazione esterna al fine di attuare la strategia e raggiungere il massimo risultato sportivo. Al concetto di strategia è associata la definizione che si dà del tennis quale sport di interpretazione od anche di iniziativa,quindi come finalità si deve conseguire in gara ed in palleggio un atteggiamento di tipo pro-attivo, in antitesi a quello di tipo re-attivo, spieghiamo i concetti:quando invece di re-agire, decidiamo di agire con consapevolezza,vuol dire che scegliamo, gestiamo l’azione di gioco invece di subirla. Allenare il proprio stile pro-attivo vuol dire sviluppare fiducia in se stessi, nelle proprie risorse, per rispondere nel modo più appropriato a qualsiasi stimolo. Re-agire in gara vuol dire identificare la vittoria nella regolarità e nell’attesa dell’errore dell’avversario (scelta passiva). Al concetto di tattica è associata la definizione che si dà del tennis quale sport territoriale, il bambino deve comprendere che nel rapportarsi ad una determinata superficie di gioco, deve svolgere operazioni che tengano conto della presenza di un avversario e delle difficoltà inerenti la palla da gestire. Pertanto bisogna raffinare il triplice colpo d’occhio caratteristica peculiare del tennista:palla-avversario-spazio conveniente.

Il significato della tecnica nel mini-tennis

Lo studioso Platonov definisce la tecnica sportiva in generale, come un insieme di azioni ed operazioni finalizzate a risolvere determinati compiti motori specifici di una disciplina sportiva. La tecnica nello sport, rappresenta lo strumento principe per conseguire gli obiettivi di ordine tattico-strategico dai più semplici ai più complessi. Facciamo un esempio pratico:dall’analisi del match,mi sono reso conto che il mio avversario”soffre” le palle alte sul rovescio(strategia), quindi mentalmente appronto un piano di gioco(tattica) che prevede l’utilizzo di servizi kick e colpi dal basso a rimbalzogiocati in rotazione top-spin che hanno come effetto di destabilizzare il suo punto ideale d’impatto(medio-basso) provocando percentualmente un alto tasso di errori. Il disegno tattico-strategico è perfetto, teoricamente, ma per attuarlo praticamente occorre che io abbia una padronanza tecnica assoluta nell’esecuzione tecnica dei colpi occorrenti all’uopo,altrimenti tale progetto non riesco a realizzarlo e rientro nella categoria dei giocatori teorico-virtuali. Nell’albero della crescita di cui abbiamo trattato, la tecnica rappresenta un ramo nobile, pertanto non è il fine ultimo da perseguire ma uno strumento assolutamente indispensabile, che nel mini-tennis occorre utilizzare per garantire il conseguimento dell’obiettivo primario da raggiungere, vale a dire il gioco. D’altra parte per consentire il raggiungimento di obiettivi tattico-strategici e per garantire il divertimento, è necessario che il maestro proponga un insegnamento tecnico semplice, graduale ma adatto a consentire agli allievi di raggiungere quelle competenze che li pongano in condizioni di successo immediato. Ad esempio giocare delle partite in cui gli allievi devono limitarsi a contare i punti senza essere in grado di eseguire una serie di scambi con regolarità, inficia la possibilità di divertirsi pur rispettando la tipicità del gioco. Pertanto la tecnica nel mini-tennis la affronteremo in questo modo:

fase avviamento(6-7 anni) definita anche del controllo o di acquisizione tecnica,

in questa fase è opportuno proporre l’insegnamento di quelli che possiamo definire i pre-requisiti della tecnica che sono:

1)posizione atletica

2)studio della palla

3)impugnatura

4)azione delle gambe

5)assetto braccio-racchetta

la simbiosi di tali pre-requisiti consente di raggiungere l’obiettivo tecnico-tattico primario del mini-tennis cioè il controllo di palla. Se il maestro riuscirà ad ottenere dai suoi allievi l’acquisizione tecnica del controllo di palla, li metterà in grado di divertirsi perseguendo obiettivi di ordine tattico-strategico.

Fase del pre-perfezionamento(8-10 anni) o fase dello sviluppo tecnico.

In questa fase l’insegnamento tecnico andrà interpretato come l’anello di congiunzione con il modello di prestazione a cui noi maestri dovremo tendere, quindi dovranno essere presenti elementi caratterizzanti dei colpi, attinenti con tale riferimento. Concludendo, il maestro moderno dovrà attuare un insegnamento situazionale a due velocità. Dopo un primo periodo in comune nella fase di avviamento, durante il pre-perfezionamento, i bambini che denotano buone qualità svilupperanno una didattica atta a proiettarli in termini di prospettiva verso un tennis attinente al modello di prestazione manifestato dai più grandi tennisti attuali, nel mondo. I bambini che denotano particolari difficoltà di apprendimento, svilupperanno una tecnica più tradizionale e semplice, mirata ad ogni buon conto al conseguimento dell’obiettivo principale che si pone la pratica di ogni sport intrapreso in fase giovanile: il gioco. Il maestro che non cavalcherà l’onda del cambiamento e della modernità, in ascolto attivo della sua professione, rischierà di esserne sommerso.

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