sabato 15 agosto 2009

INSEGNARE AD AMARE IL TENNIS

Tratto da http://atpiombinese.myblog.it


Titolo originale: A PROPOSITO DI EMPATIA


AUTORE: Roberto Catalucci


Per molti anni, nel nostro ambiente, si è erroneamente pensato, che la disciplina sportiva del tennis si potesse insegnare attraverso una esclusiva trattazione della tecnica, e che gli altri aspetti, emotivo, tattico- strategico e coordinativo fossero di marginale importanza. Oggi sosteniamo che tutti gli elementi sopra menzionati debbano essere affrontati dal maestro di tennis in modo strettamente correlato ed interdipendente tra loro, al fine di favorire la crescita equilibrata dell’uomo-atleta-tennista.

Nella visione didattica moderna del maestro di tennis, a nostro modo di vedere, l’aspetto emotivo deve assolutamente precedere gli altri come importanza, in quanto basilare al fine di raggiungere, nei ragazzi, un buon livello di gradevolezza ed accettazione dello sport in genere e, per quanto ci riguarda, del tennis in particolare. Troppo spesso i maestri trascurano erroneamente questo concetto, pensando che le persone con cui interagiscono non siano in contatto con il loro vissuto emozionale, gettando inconsapevolmente le basi per il rifiuto dello sport, con conseguente abbandono precoce dell’attività. A tal proposito, interessante risulta rilevare come l’emozione sia argomento centrale nel dibattito intellettuale contemporaneo, indipendentemente dal fatto che a parlarne siano personaggi religiosi o laici.

Il Pontefice Giovanni Paolo 2° in una sua recente enciclica ha mirabilmente sintetizzato in questa frase quanto sopra esposto:”Non c’è apprendimento se non c’è amore”.

Pine e Gillmore due noti economisti esperti in relazioni umane, in un loro libro dal titolo “Economy Experience” definiscono con il termine economia dell’esperienza, l’economia che fonda il successo di un’azienda sulla qualità delle percezioni emotive indotte nei consumatori e nel pubblico, ovvero i potenziali clienti. Prodotti e servizi possono essere quindi concepiti come “Contenitori di esperienze ricche di significato emozionale”.

Daniel Goleman, eminente studioso nell’ambito della socio-psicologia relazionale, nel suo libro”Intelligenza Emotiva”, sostiene che le emozioni e le sensazioni devono integrare in maniera assolutamente speciale l’intelligenza razionale di cui è impregnata la società contemporanea trasformandola in intelligenza emotiva. Come facilmente si evince, il maestro di tennis, non può sottrarsi dall’essere protagonista di questo nuovo modo di “ascoltare” la professione, dovendo egli svolgere un compito molto delicato a stretto contatto con i protagonisti più fragili ed emotivamente vulnerabili della sua professione: i bambini.

Tale radice emotiva, trova il suo significato più profondo nel concetto di empatia (dal greco en-phatos, sentire dentro). L’empatia è la capacità di mettersi nei panni delle persone, indipendentemente dal fatto che ci stiano simpatiche o meno, per comprendere meglio le loro emozioni, e trovare la risposta più appropriata ai loro desiderata. L’empatia è, in definitiva, l’arte di andare in scena nella quotidianità ed interpretare con stile il proprio ruolo personale e professionale, entrando in contatto con le persone. Quindi nasce dalla propria interiorità, pur avvalendosi di alcune tecniche, non è una tecnica bensì un intenzione. Come per un attore, per il quale la dizione, la postura e la respirazione sono tecniche fondamentali per recitare ma non possono sostituire il suo pathos. E’ la differenza tra saper recitare(impadronirsi di buone tecniche) e saper interpretare (aggiungere l’anima). Le tecniche di comunicazione interpersonale (potremmo definirli i contenitori dell’energia) sono solo strumenti efficaci e perfezionabili, ma non trasmettono il pathos. E’l’intenzione con cui vengono utilizzati che fa la differenza. E’ così che esprimiamo il nostro talento relazionale. Il maestro empatico sa che per quante competenze tecniche possa adottare nel contatto con i bambini, è solo la sua intima intenzione autentica e personale di immedesimarsi in loro e di servirli nel senso più nobile del termine, che farà di lui una persona che ispira fiducia. Il maestro di tennis, praticamente, deve sviluppare questo approccio empatico nei confronti dei bambini sin dagli inizi dell’esperienza didattica. Tale corretto approccio prevede di curare in modo attento l’accoglienza emotiva in campo dei suoi piccoli allievi, soddisfacendo quel senso di autostima immediato che si prova quando qualcuno ci gratifica con piccoli segnali di apprezzamento. Da questi piccoli accorgimenti il bambino ricava la sensazione di essere nel posto giusto, trovandosi immediatamente a suo agio. Ci piace paragonare il maestro empatico ad un pescatore desideroso di fare buona pesca. Se il pescatore arma il suo amo con il genere di cibo che piace a lui, è probabile che di pesci non ne prenda neanche uno. Perciò egli si serve, come esca, del cibo che piace al pesce. Con i bambini è la stessa cosa. Se cercheremo di far loro una predica su ciò che noi consideriamo edificante, non li prenderemo mai. L’unico sistema è quello di presentarsi a loro con qualcosa che veramente li emozioni e li interessi. Il maestro empatico deve conoscere le tecniche per condurre un gruppo, come il pescatore deve sapere che esca mettere per quel pesce, il pescatore deve anche sapere come proporre l’esca al pesce, così il maestro deve conoscere l’arte per proporre l’attività scelta in modo che essa venga accettata e porti i frutti che si erano preventivati. Il maestro deve essere brillante cioè spiccare tra gli altri, perché originale, geniale. Non può essere un “anonimo mediocre”. Deve essere capace di cogliere le battute al volo per girarle a suo uso, deve avere il coraggio di modificare un programma, deve aver la temerarietà di lanciarsi a fare cose stravaganti ma intelligenti, deve possedere una fantasia aperta per scoprire ed inventare nuove attività, deve aver l’umiltà di mettersi in discussione finalizzando il tutto all’obiettivo principale per il quale i bambini devono avvicinarsi ad uno sport: il gioco.

Il maestro di tennis deve gestire al meglio la situazione didattica composta da allievi , atmosfera, maestro, esercizi, creando un’atmosfera accattivante, evidenziando esercizi coinvolgenti che pongano l’allievo al centro dello scenario didattico, innescando in tal modo il circuito virtuoso rappresentato da emozione-ricordo positivo- ritorno.

In definitiva il maestro deve far interessare i bambini alla sua persona, coinvolgerli emotivamente, ascoltandoli in modo attivo, ed apprendere il nostro meraviglioso sport, sarà per loro più semplice di quello che si pensi, deve farli “ammalare” di tennis.

Nessun commento: