martedì 21 aprile 2009

LEZIONI DI TENNIS DA JOHN MCENROE

Tratto da "Vincere a Tennis - I segreti per giocare con grinta"
Autore: Carlos Goffi
I testi di seguito riportati sono tutti di John McEnroe


IL TENNIS E' INTELLIGENZA E VOGLIA DI VINCERE
"Per quanto riesco a ricordare, non c'è stato un vero e proprio momento in cui ho compreso che il tennis è soprattutto un gioco di intelligenza. Non credo di averlo mai analizzato da questo punto di vista. Ho sempre avuto un forte spirito agonistico, ancora prima di vincere in un torneo.
Non c'è dubbio comunque che l'essere competitivi, l'avere la forza mentale per superare ogni sfida, è una tra le migliori risorse di un tennista, molto più utile che possedere un formidabile diritto.C'è un continuo processo di apprendimento. Le sfide che ho superato durante i primi anni della mia carriera continuano a riproporsi anche ora come professionista.
Migliaia di persone giocano a tennis come professionisti, ma di questi solo 128 arrivano a Wimbledon o agli US Open. Provate a fare un giro intorno ai campi nei primi giorni di questi tornei: quei giocatori non sono lì perchè fisicamente più forti, più preparati o dotati di maggior talento. Ce ne sono molti che magari giocano alla perfezione tutti i colpi, ma che non sono mai arrivati ad un torneo del Grande Slam. Quei centovontotto sono lì perchè hanno grinta, perchè l'hanno voluto più degli altri. Ricordo che nei tornei junior c'erano ragazzi che vincevano quasi sempre, ma non hanno nemmeno tentato di arrivare ad un grande traguardo. La preparazione fisica ed atletica conta molto quando si hanno 12 anni, ma in seguito si tratta soprattutto di una battaglia psicologica. vincono i giocatori che hanno più grinta, non i più grossi o quelli con più stile."
John McEnroe

CRESCERE PER OBIETTIVI
"Mi riesce difficile spiegare esattamente che cosa significhi essere duri in gara e forse non sono sicuro che per un giovane sia necessario saperlo: agli inizi è soprattutto un fatto tecnico e fisico. Nella prima fase lo sforzo è concentrato nel tentativo di passare la palla sopra la rete e nel resistere in campo un'ora e mezzo. Se siete principianti o junior, qualche centimetro in più di altezza e un po' più di esperienza nei tornei possono essere determinanti (per una sfortunata serie di combinazioni potreste, a quattordici anni, trovarvi a giocare contro un avversario di sedici, che ha quindi 2 anni di esperienza più di voi). Ricordo quando ero junior di aver perso contro avversari troppo forti e grandi per me: mi schiacciavano letteralmente. Giocatori come Walter Redondo, che mi sconfisse 6-2 6-1 ai campionati nazionali, allora mi sembravano dei giganti; poi, crescendo e diventando più forte, mi resi conto che le differenze fisiche e tecniche contavano sempre meno.
Sono convinto che sia più facile essere psicologicamente preparati quando sono ben chiari gli obiettivi da raggiungere (agli inizi, forse, sono più speranze che obiettivi). Non penso che esistano giovani giocatori che non abbiano sognato di diventare, un giorno, professionisti. E' necessario valutare se si tratta di ipotesi realistiche o no. Sono certo che la maggior parte dei ragazzi che disputano tornei o che vogliono giocare ai campionati nazionali non vorrebbero essere ricordati solo come bravi dilettanti, ma desiderano proseguire. Ciò che importa è sapere dove si vuole arrivare ed essere in grado di fissare delle tappe, altrimenti potreste bruciarvi."
John McEnroe

UNA TATTICA NON VINCENTE E' INUTILE
"Nelle prime fasi della carriera bisogna raggiungere un equilibrio tra gli aspetti psicologici e quelli tecnici del gioco. Non crediate che si possa giocare una partita solo cercando di fare dei grandi colpi, sfoggiando lo stile migliore senza badare ai risultati. Si deve entrare in campo con l'idea di vincere, preparati a fare di tutto per raggiungere questo scopo, ma allo stesso tempo non si devono trascurare i colpi. Per passare al professionismo bisogna possedere dei colpi efficaci e saperli usare durante gli incontri. Molti giovani dotati di buon spirito agonistico si pongono come obiettivo quello di ribattere sempre i colpi dell'avversario , contando sulla sua impazienza o sulla sua scarsa esperienza, tentando di indurlo a sbagliare. Non cercano di fare altro, e anche se quella può rivelarsi una tattica vincente nei primi incontri, alla fine è destinata a farli perdere. Non progrediscono perchè non cercano di crescere come giocatori. A livello professionistico quello che conta è vincere: si è sotto pressione e non c'è tempo per pensare di sviluppare un gioco più vario o di sperimentare nuovi colpi. Anche a livello dilettantistico, dove la tensione è meno forte, bisogna tendere a svilupparsi come giocatori, acquisire un gioco più completo. Vincere senza crescere significa non diventare mai un campione.
Quando ero junior cercai con impegno di eliminare ogni debolezza del mio gioco. Non mi preoccupavo cioè di sviluppare tecniche eccezionali, ma di eliminare i punti deboli, così da mettere in difficoltà l'avversario, che non sapeva più quale gioco adottare. E' da junior che si impara a vincere gli incontri. E' facile giocare se si è convinti di essere più forti, ma se l'avversario comincia a battervi o voi vi convincete che lui è più forte, allora bisogna provare una tattica diversa, cercandi di ritrovare un equilibrio. Io cerco sempre di impostare il mio gioco in modo da sfruttare al massimo i miei punti di forza, attacando al tempo stesso i punti deboli del mio avversario. Se una tattica non funzione, non è vincente, non serve insistere, bisogna cambiare gioco."
John McEnroe

AVERE COSCIENZA DI SE STESSI
Il segreto per vincere a tennis consiste soprattutto nello sviluppare un gioco che non presenti debolezze evidenti più che uno caratterizzato da grande forza. Questo è il principio su cui si basa la teoria delle alte percentuali, in modo particolare a livello di campionati: rendere difficile all'avversario battervi, anzichè cercare di effettuare colpi vincenti per tutta la durata del gioco. Quando avrete più esperienza e padronanza della palla e maggiore resistenza sul campo, il gioco potrà farsi più d'attacco e meno difensivo. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze quando guardate giocare un professionista: non si limita a far rimbalzare la palla su e giù per il campo; cerca sempre di neutralizzare i punti di forza dell'avversario commettendo il minor numero di errori. 
Nell'incontro che ho disputato contro Vilas nella finale del Pepsi Grand Slam nel 1981 io e Carlos prendemmo in considerazione la superficie che era in terra battuta bagnata ed il gioco mio e di Vilas e decidemmo che avrei dovuto cercare di attaccare con colpi corti, bassi e angolati ogni volta che fosse stato possibile, arrivando molto vicino alla rete per intercettare i suoi passanti rotanti in avanti. Durante gli scambi ricorsi al top spin più del solito finchè non ebbi una buona opportunità di avanzare. La strategia funzionò e vinsi l'incontro.
Quando , nel 1982, Borg si ritirò, Connors non poteva batterlo. Si diceva allora che Borg era la bestia nera di Connors. Ma non era sempre stato così: sono sicuro che la trasformazione avvenne quando Borg, diventato mentalmente più forte, comprese che il suo gioco era pari o anche migliore di quello di Connors.
A livello professionistico il gioco è soprattutto una questione psicologica. Oggi il circuito giovanile è un ottimo training per il circuito professionistico degli adulti sotto ogni punto di vista: viaggi, orari, ecc.. A diciotto anni un giocatore dovrebbe avere un'idea di ciò che significa essere un professionista. Alla fine del 1982 mi sentivo stanco al punto di voler smettere di giocare. I tennisti più giovani devono essere pronti a sgobbare, devono essere duri. Ciò non significa che dall'età di quattro anni debbano stringere i denti e prendere troppo sul serio il tennis. Perdere al secondo turno dei campionati nazionali di categoria "quattordici anni" non èla fine del mondo, come non lo è a sedici o a diciotto."
John McEnroe

AGONISMO SI', MA AL MOMENTO GIUSTO
"In un incontro di tennis può accadere qualunque cosa. Non importa se vi sentite assolutamente fuori forma o se il punteggio è pessimo: tutto può capitare, basta non cedere. Spesso campioni tenaci sono riusciti a vincere partite che ormai sembravano perdute. 
Bisogna imparare a regolare il ritmo della partita, di un torneo ma anche della propria carriera giovanile.  Come ho già detto, ci sono molti giocatori che hanno dominato in campo giovanile, per poi crollare in campo internazionale.
Se volete vincere, dovete avere spirito agonistico, dovete voler vincere davvero, ma dovete anche saper soddisfare questo desiderio con prudenza, altrimenti rischiate di bruciarvi. Se cominciate a disputare precocemente troppi tornei o se pensate eccessivamente al gioco, rischiate di perdere l'entusiasmo.
Sono sempre stato molto battagliero in tutto ciò che ho fatto, ma non ho mai permesso che il tennis dominasse la mia vita quando ero ragazzo. Per mesi non giocavo, preferendo dedicarmi ad altri sport come il calcio e il basket; in questo modo non mi sono mai stancato del tennis.  Per un ragazzo lo sport deve essere qualcosa che lo diverta e non un motivo di infelicità per lui e di frustrazione per i genitori."
John McEnroe

L'AFFANNO
"Non esiste alcun giocatore che non abbia mai provato affanno in momenti di grande tensione. Molti giocatori non amano ammettere questa debolezza. Anche se non volete ammetterlo con gli altri, dovete però ammetterlo almeno con voi stessi, altrimenti non saprete mai che cosa vi sta succedendo, non ne trarrete alcun insegnamento e non saprete come affrontarlo la prossima volta che vi troverete in una analoga situazione. Far tesoro dell'esperienza non significa che non proverete più questa situazione di affanno. Finchè giocherete a tennis a livello agonistico, ogni tanto accadrà. Nessuno può esserne esente, nè i dilettanti, nè i grandi campioni.Pensate a Lendl nella finale degli US Open dell'83. Forse è stata una partita mediocre: il pubblico avrà pensato che abbia rinunciato a lottare o che non fosse in forma. Io avevo disputato con lui la finale a Dallas qualche mese prima e a 5-5 nel quinto set correva ancora su ogni palla. Il fatto è che negli Open, contro Connors, aveva subito una pressione troppo forte. Il nervosismo era stato tale da togliergli le forze. Quando si è troppo tesi le gambe sembrano di piombo. Lendl era deluso non tanto per essere in affanno quanto per la propria incapacità di controllarlo: si era trovato l'anno precedente nelle stesse condizioni, ancora contro Connors, ma non aveva imparato la lezione.
L'affanno è una componente importante di ogni sport. Essere un campione significa anche essere in gradi di controllare tale stato meglio di chiunque altro. Non esiste un metodo che funzioni per tutti; quindi ognuno dovrà trovare quello che fa al caso suo. Ognuno reagisce in modo diverso. Questo è il punto: non c'è differenza tra Borg e me impegnati nella finale di Wimbledon e due giocatori che stanno disputando il primo turno di un torneo locale. Quando si gioca una finale sul campo centrale c'è il massimo della tensione, ma l'affanno è fondamentalmente lo stesso."
John McEnroe

GIOCATORI E GENITORI
"Un giovane tennista che fa dell'agonismo - in modo particolare se nutre grandi speranze per sé - è già sottoposto a tali e tante pressioni che sarebbe folle se ci si mettessero anche i genitori. Si torna sempre allo stesso discorso: quando si è giovani ci sono cose più importanti del tennis; se si considera il gioco in prospettiva si possono evitare molti problemi. Non serve che un genitore rimproveri il figlio che ha perso. E' un atteggiamento sbagliato e significa che il gioco è troppo importante. Forse dipende dal fatto che oggi nel tennis si investe molto denaro e che alcuni cominciano a vincere quando sono ancora molto giovani, per cui i genitori cominciano a considerarli come una potenziale miniera d'oro. Questo èmolto triste perchè vuol dire che la personalità del ragazzo viene messa da parte. Come in tutti gli sport, molti di coloro che sognano di diventare professionisti non lo saranno mai. Ecco perchè non vale la pena di sacrificare l'adolescenza, attribuendo al gioco troppa importanza. Il ragazzo rischierebbe di crollare sotto le pressioni che vengono esercitate su di lui. Se non ce la fa che cosa succede? Non gli è rimasto nulla.
Un giocatore junior serio deve imparare a prendere le proprie decisioni; dovrà seguire altri - giocatori più anziani ed istruttori - che possano consigliarlo. I genitori tendono a lasciarsi coinvolgere troppo (come qualche istruttore). Quando si stabilisce un legame con un istruttore spesso si tratta di simpatia personale. Il rischio è che l'istruttore diventi più grande, piùimportante del giocatore stesso e che le sue aspettative, i suoi obiettivi prevarichino su quelli dell'atleta. E' una questione di autonomia. Il giocatore deve rimanere l'elemento più importante della squadra. Non contano genitori, istruttori o dirigenti. Solo il giocatore entra in campo quindi è l'unico che conta, dopotutto.
Un genitore deve invece essere di sostegno al figlio. Se il ragazzo ha una serie di risultati negativi è necessario cercare di capire quali sono le pressioni che vengono esercitate su di lui e le conseguenti reazioni.  Se possibile, è bene discutere insieme gli errori e i punti deboli riscontrati durante gli ultimi incontri che ha disputato, ma è importante farlo con delicatezza e soprattutto assicurandosi che il gioco continua ad essere, per lui, una fonte di divertimento. Dopotutto questa è la ragione principale per cui si comincia a giocare a tennis"
John McEnroe





domenica 19 aprile 2009

ROVESCIO AD UNA MANO VS ROVESCIO A DUE MANI

Tratto da www.blogquotidiani.net di Ubaldo Scannagatta
Titolo originale: "Il rovescio del futuro. Scopriamo il tennis di domani."
Autore: Roberto Commentucci

Perché la percentuale di bimani tra i professionisti aumenta costantemente? E’ vero che il rovescio ad una mano è destinato a sparire? Davvero il rovescio ad una mano è sempre più spettacolare di quello bimane? E come sarà il rovescio del futuro? Scopriamolo in questa analisi.

La settimana appena trascorsa, con il ritorno alla vittoria di Amelie Mauresmo, profeta in patria nel torneo indoor di Parigi, e la scintillante apparizione del giovanissimo talento bulgaro Grigor Dimitrov nell’Atp di Rotterdam, ha rinfocolato il dibattito sulle prospettive estetiche del tennis e in particolare sul rovescio ad una mano, da sempre uno dei gesti più nobili e regali del nostro sport. La Mauresmo ha incantato il pubblico di casa e gli appassionati con il suo fantastico, bassissimo back, che ha fatto impazzire le avversarie, mentre il ragazzino bulgaro ha messo addirittura a disagio King Kong Nadal, visibilmente in imbarazzo sulle variazioni che il campione del mondo juniores 2008 eseguiva con il suo classico rovescio ad una mano.

I puristi e i nostalgici non hanno dubbi: i bimani, le nuove racchette e le superfici lente hanno ucciso il tennis, secondo costoro regredito da arte creativa ad esercizio di puro muscolo.è proprio questa intensità a conferire al gioco grande spettacolarità, mentre il tennis di una volta era una gran noia, con le vecchie racchette si tirava pianissimo, si commettevano un mucchio di errori banali, eccetera. Dall’altro lato gli innovatori, i pragmatici, ribattono che con le velocità di palla attuali è sempre più difficile sostenere gli scambi impugnando ad una sola mano, precisando che

Insomma, come ben sapeva Umberto Eco, l’umanità si può suddividere fra apocalittici e integrati.

I primi sono convinti che il rovescio ad una mano è destinato a sparire, e che il vero tennis sta morendo; i secondi ritengono che il nostro sport, come ogni campo di attività in cui è impegnata la nostra specie, si evolve continuamente e i suoi contenuti cambiano alla ricerca della migliore prestazione, avvicinando l’uomo ai suoi limiti e assicurando un continuo incremento dello spettacolo.

Ma come stanno veramente le cose?

Davvero il rovescio ad una mano è sempre più spettacolare di quello bimane? Perché la percentuale di bimani tra i professionisti aumenta costantemente? E’ vero che il rovescio ad una mano è destinato a sparire? E come sarà il rovescio del futuro?

In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte queste domande.

Un po’ di storia.

Fino all’inizio degli anni ’70, i giocatori con impugnatura bimane sono stati un’eccezione, una goccia nel gran mare dei tennisti con impostazione classica. In Italia nel dopoguerra avevamo avuto Beppino Merlo, all’estero aveva furoreggiato il diritto bimane di Pancho Segura. Casi sporadici. Tuttavia, verso la metà di quel decennio, con l’adozione su vasta scala delle impugnature western e delle rotazioni in top spin esasperate, le cose iniziarono a cambiare. Bjorn Borg, Harold Solomon, Eddie Dibbs, utilizzavano l’impugnatura bimane per rendere più solido il loro gioco da fondo ed imprimere maggiore rotazione. Nello stesso tempo, Jimmy Connors mostrava al mondo i grandi vantaggi che una presa bimane poteva conferire in termini di anticipo, peso di palla, efficacia in risposta. Sommo sacrilegio, apparvero giocatori che addirittura impugnavano a due mani sia dal lato destro che da quello sinistro, come l’americano Gene Mayer e il cileno Gildmeister, che erano tennisti di grande talento, capaci di soluzioni altamente spettacolari, nonostante la definizione che ne ebbe a dare il grande Gianni Clerici: lo scriba, con una delle sue deliziose punte di snobismo, li chiamò quadrumani. Non lo meritavano.

Tra le donne, l’eponima della modernità fu Chris Evert: in un’epoca dominata da tenniste classiche, tutte rovescio in back e voleè affilate, come Margaret Court, Billie Jean King, Evonne Goolagong e poi Martina Navratilova, il suo gioco da fondocampo geometrico e incisivo, perfettamente piatto, asfissiante, poggiava soprattutto sullo strepitoso rovescio bimane.

I tecnici iniziarono a dividersi. A quelli che difendevano la tradizione, (ma come fanno a giocare bene al volo, o in recupero, questi bimani?) si affiancarono coloro che, albi d’oro alla mano, sottolineavano l’efficacia della nuova tecnica in termini di risultati. Dalla Svezia venne un gran numero di cloni del grande Orso (definizione certo riduttiva per un Mats Wilander, ma azzeccata per i vari Nystrom, Pernfors, Gunnarson, Jarryd, Gustaffson e via elencando, tutti rigorosamente bimani).

Tuttavia, la fortezza dell’ortodossia resse per tutti gli anni ‘80, quelli della rivoluzione dei materiali: in quel periodo, il maggior numero di settimane in vetta alla classifica lo passò Ivan Lendl, che con la sua feroce volontà e il suo polso di acciaio si era costruito un rovescio coperto ad una mano di rara efficacia. La velocità delle superfici dure e dell‘erba di quegli anni, inoltre, aiutava il gioco al volo ed incentivava la costruzione di tanti specialisti del serve & volley, ovviamente monomani: John McEnroe ne fu il più grande rappresentante, ma vanno citati anche Tim Mayotte, Bill Scanlon, Guy Forget, Johan Kriek, Pat Cash e tanti altri. E infine, ecco il nobile Stefan Edberg, apoteosi del rovescio classico, e l’audace Boris Becker, capace di alternare rovesci piatti e temibili back con gran disinvoltura. Fra le donne, il confronto più affascinante sembrava quello fra il tagliente slice di Steffi Graf e il clamoroso top spin di Gabriela Sabatini, regina de Roma, ma sulla scena si affacciavano già le bombardiere della nuova generazione, rigorosamente bimani: dalla Seles alla baby Capriati, vera erede della Evert.

Ancora qualche anno, e la scena cambia nuovamente. Irrompono sul circuito i Bollettieri-guys: Jim Courier, Aaron Krickstein, Andre Agassi. Il rovescio bimane (molto personale ma solido quello “baseball” di Courier, perfetto quello di Agassi) costituiva per questi due giocatori una terribile arma offensiva, di efficacia quasi pari a quella del “killer forehand” il diritto assassino, marchio di fabbrica della scuola di Bradenton. Ne nacquero i primi veri attaccanti da fondo campo. Giocatori che per fare il punto non avevano bisogno di scendere a rete, ma che grazie alla nuova tecnica di esecuzione e ai nuovi materiali erano in grado di tirare un vincente colpendo con i piedi sulla riga di fondo. Il tennis era cambiato per sempre.

Da lì in poi, fu un’alluvione. I bimani si moltiplicarono, ad ogni latitudine. Oltre alla scuola russa, che da sempre produceva soprattutto bimani, spesso di gran talento (da Volkov a Medvedev, da Kafelnikov a Safin), si allinearono al nuovo credo la scuola cecoslovacca e quella spagnola (un nome per tutti: Sergi “Massinissa” Bruguera). Gli ultimi a cedere sono stati gli argentini, fierissimi difensori del loro caratteristico, magnifico rovescio coperto ad una mano, ma poi anche loro hanno iniziato a sfornare i Coria e i Chela.

All‘inizio del nuovo millennio, nonostante l’ingombrante esempio di Pete Sampras e dei suoi 14 Slam, nelle scuole tennis di tutto il mondo il rovescio a due mani costituiva ormai la regola, e quello ad una mano una sublime eccezione. I frutti li vediamo oggi. Nell’ultima classifica Atp, i rovesci ad una mano nei primi 100 giocatori del mondo sono appena 26. Uno su quattro. Fra le donne, poi, non ne parliamo nemmeno.Vediamo ora perché.

La presa bimane nel tennis moderno. I molti pro e i pochi contro.

Nel tennis attuale, esiste una legge fondamentale: sii aggessivo, cerca l’anticipo, picchia per primo e fai di tutto per non perdere campo. Il giocatore costretto in difesa, a colpire 2 o 3 metri dietro la riga, ha statisticamente poche possibilità di vincere il punto.

In questo contesto, il rovescio bimane, con gli attuali materiali e al ritmo soffocante del gioco moderno, consente di tenere più facilmente lo scambio sulla diagonale, limitando gli errori nel palleggio ad alto ritmo, a patto di possedere buone qualità atletiche. Anche se si arriva in ritardo con l‘apertura, le possibilità di trovare un buon impatto sono molto superiori che non giocando un rovescio classico, perché è possibile colpire la palla con efficacia sia all’altezza ideale (quella dell’anca) sia quando rimbalzo è più alto. Pertanto, impugnando bimane è più facile colpire in anticipo, impattando la palla mentre sale. Ne risulta una maggiore capacità di giocare con i piedi vicini alla riga di fondo, evitando così di perdere campo. In aggiunta, la presa bimane consente di indirizzare più agevolmente in lungolinea palle anche pesanti, grazie all’aiuto della seconda mano, che rende la presa più salda, ampliando così le possibilità tattiche e riducendo i rischi.

Inoltre, proprio perché il primo che assume l’iniziativa ha le più alte probabilità di ottenere il punto, sono fondamentali i colpi di inizio gioco: il servizio e la risposta. Nel servizio, dal momento che le superfici sono state rallentate, non si cerca più solo la potenza pura. I coach cercano di dotare i giocatori di un servizio il più possibile vario, in termini di angoli e rotazioni, per destabilizzare il ribattitore. In questo processo, ha assunto importanza sempre maggiore la variante in kick (ad alto rimbalzo) che oggi non viene più utilizzata solo sulla terra rossa, ma anche, a sorpresa, sulle altre superfici, sia come soluzione offensiva (è una delle specialità ad esempio di Djokovic), sia per giocare una seconda palla profonda e sicura. Contro la rotazione kick, la presa bimane presenta grandi vantaggi rispetto alla presa tradizionale, perché permette di non perdere troppo campo e di aggredire la risposta. Questo avviene ormai sia sulla terra rossa, sia soprattutto sulle superfici rapide, dove l’impatto in avanzamento sulla seconda palla altrui è la norma, per sottrarre l’iniziativa all‘avversario. Sono pochissimi i giocatori in grado di aggredire un buon servizio kick impugnando ad una mano. A questi fondamentali vantaggi, connessi con il moderno modo di giocare, si sommano quelli tradizionali: maggiore saldezza della presa, maggiore capacità di trovare angoli stretti, specie nel passante.

Gli svantaggi principali, d’altro canto, sono quelli noti. Minore allungo, da cui deriva la necessità di avere grande mobilità per coprire adeguatamente il campo, minore sensibilità ed efficacia nella variante in back, nella voleè e nella palla corta. Ne consegue che, storicamente, i bimani hanno avuto un gioco più monocorde e fisico rispetto ai giocatori classici, sebbene non siano mancate le eccezioni.

Per le donne, l’adozione del rovescio bimane presenta il vantaggio di poter più agevolmente giocare in spinta offensiva da ambo i lati. Si tratta di una qualità fondamentale fra le ragazze, che non hanno la rapidità di gambe degli uomini e che quindi possono meno facilmente girare intorno al diritto. Ciò, oltre all’effetto emulazione portato dal power tennis delle Williams, spiega probabilmente la recente omologazione del tennis femminile.

Un altro interessante sviluppo della tecnica negli ultimi anni, sia fra gli uomini sia fra le donne, ha riguardato i mancini. Tradizionalmente, i mancini con rovescio classico hanno in questo fondamentale il loro tallone d’achille. Il mancino, in genere, ha un polso non particolarmente forte, e questo lo porta a giocare un buonissimo back naturale, ma ad avere grossi problemi nell’eseguire il colpo coperto. Per lunghi anni, molti mancini, grandi attaccanti, furono vulnerabili in difesa, sul loro rovescio, al punto che le eccezioni sono passate alla storia. Da Rod Laver (che Harry Hopman, suo mentore, da bambino costringeva a stringere per ore una palla da tennis nella mano, per rinforzarne il polso e l’avambraccio) a Manuel Orantes, da Petr Korda, ad Henry Leconte: notevolissimi esempi di mancini dotati di un rovescio ad una mano incisivo. Come vedete, si contano sulle dita di una mano.

Poi si è iniziato ad impostare bimani anche i mancini: i coach hanno accettato di sacrificarne un po’ di estro pur di guadagnare in consistenza e in solidità. Ne è nata una tipologia di giocatore relativamente nuova. I primi esempi sono stati il muscolare tedesco Carl Uwe Steeb, gran guerriero di Davis, e il geniale ma fragile Marcelino Rios, che aveva proprio nel rovescio bimane, anticipato e angolatissimo, il suo colpo migliore. Generalmente questi tennisti hanno mantenuto il classico diritto arrotato e pesante tipico dei mancini, a cui hanno però aggiunto un rovescio bimane che in genere giocano più piatto, ma con buon anticipo e penetrazione, ciò che consente spesso loro di prendere il sopravvento nello scambio su entrambe le diagonali. Gli esempi non mancano: da Fernando Verdasco a Jarko Nieminen, da Misha Zverev (molto buono anche al volo) fino al brasiliano Bellucci, mentre fra le ragazze possiamo citare Patty Schnyder e Casey Dellacqua.

Il rovescio del futuro.Ma l’evoluzione non si arresta. Ormai nel gioco attuale la potenza è alla portata di molti giocatori. Basta prendere un buon atleta, adeguatamente dotato sul piano dell’esplosività, dotarlo di due fondamentali biomeccanicamente corretti, armarlo con una delle racchette ultimo modello, ed ecco che il ragazzo sarà in grado di sparare accelerazioni vincenti. In questo contesto, si è ormai compreso che ciò che farà sempre più la differenza sarà la capacità di sorprendere l’avversario, più che di prenderlo a pallate. Il nuovo credo, l’ultimo grido dei tecnici è “conoscere le variazioni”: di ritmo, di effetto, di angolo, l’attacco in controtempo, la palla corta, la verticalizzazione improvvisa, il serve & volley sulla palla break.

Per questo motivo, il colpo più moderno che ci sia oggi sul circuito è probabilmente il rovescio dello scozzese Murray.

Andy dal lato sinistro può fare qualsiasi cosa. Può stringere il cross, può accelerare in lungolinea, può salire sopra la palla per aggredire la risposta, sfruttando la presa bimane. Ma può anche, all’occorrenza, staccare la mano sinistra e giocare rovesci in back che paiono rasoiate, o inventare mortifere palle corte. Se lo si vede giocare al volo, nessuno può intuire nella sua voleè di rovescio le scorie di un’impostazione bimane, tanto il gesto è corretto ed efficace. Insomma, Murray è in grado di coniugare in un solo colpo i vantaggi di entrambe le tecniche. Lo scozzese è probabilmente il giocatore che farà tendenza, quello che sarà maggiormente studiato dai tecnici in cerca di ispirazione, come è sempre successo nel passato agli innovatori.

Conclusioni.

Probabilmente dovremo rassegnarci: per poter dotare un giovane di un rovescio ad una mano competitivo, nel tennis attuale, occorre che l’atleta disponga di una grande forza nel polso, o non sarà mai in grado di reggere la pesantezza di palla del gioco moderno. E quindi ne vedremo sempre meno. Tuttavia, se i maestri sono bravi, non rinunciano in linea di principio al rovescio classico, come dimostra la scintillante apparizione di Grigor Dimitrov, classe ‘91. E come del resto avviene anche da noi: fra i nostri ‘92, a Tirrenia, si allena Federico Gaio, di Faenza, un giovane molto promettente dotato di un magnifico rovescio ad una mano. Quindi, state tranquilli, i gesti classici non scompariranno.

Del resto, i discorsi e le dispute di carattere estetico non avranno mai fine. De gustibus non disputandum est. Ma non si può negare che il tennis attuale sia altamente spettacolare e che i nostalgici ad oltranza hanno spesso torto. La recente finale del torneo di San Jose, tra Stepanek e Mardy Fish, ad esempio, è stata davvero molto gradevole, con grandi discese a rete, e soluzioni pregievoli, anche se a confrontarsi erano due giocatori entrambi impostati bimani.

E poi, per finire, chi lo dice che un rovescio vincente eseguito ad una mano sia necessariamente più bello di un vincente bimane? Che il rovescio di Sampras, il gomito sinistramente alto, era più bello di quello di Agassi, gesto mirabile nella sua compattezza? O ancora, chi può stabilire che De La Pena era più bello di Rios? Che Gasquet è più bello di Safin?

LA BIOMECCANICA DEL SERVIZIO

Tratto da www.danielegallerani.it
Autore Dott. Daniele Gallerani Osteopata

Mettiamo a disposizione dei lettori un estratto del testo contenuto nella tesi "La biomeccanica del servizio". Chi volesse approfondire l'argomento troverà 80 pagine di informazioni da scaricare in PDF.

Il tennis è uno sport che può essere praticato da ogni genere di persona, senza nessun limite di età. Per giocare in maniera ottimale in ogni situazione, è bene saper eseguire nel miglior modo la molteplicità di colpi che lo caratterizzano. In modo particolare, è necessario ottimizzare il colpo del servizio per far sì che lincontro possa iniziare a proprio favore. E necessario imparare bene la tecnica del servizio, impresa non affatto facile perché è un colpo che richiede precisione, potenza e coordinazione. Come prima cosa è ideale adottare la cosiddetta impugnatura a martello, quella ricordata come universale.


La posizione dei piedi, nel caso di un giocatore destrimano, richiede il piede sinistro avanti ed il destro dietro, in modo da consentire alla palla una giusta traiettoria.

A questo punto, il giocatore si troverà pronto per servire, con le gambe flesse ed il corpo in posizione leggermente obliqua, rispetto al rettangolo di battuta dove dovrà cadere la pallina. Ora si andrà ad illustrare lesecuzione completa del movimento fase per fase. Si inizia dalla posizione dattesa dove il corpo si trova leggermente di fianco rispetto alla rete, il peso è distribuito sui due piedi, lo sguardo è rivolto al rettangolo di battuta e la racchetta è tesa davanti al corpo. Nella mano sinistra si trova la pallina. In questi istanti che precedono il servizio è necessario trovare la massima concentrazione ed il proprio equilibrio. A questo punto, si inizia ad abbassare la racchetta, facendole compiere il primo semicerchio indietro con il braccio destro,

mentre il sinistro si sta alzando con la palla. In questa fase del movimento il peso si sposta un po sul piede destro, mentre si solleva il tallone del piede sinistro. Il braccio dietro si flette, preparandosi alla risalita, poco prima dellaltezza della spalla destra. Ora la racchetta si trova nel punto in cui deve risalire. La spalla deve cioè compiere un movimento completo di rotazione. In questo momento la mano sinistra lancerà la palla, mentre il peso si sta spostando sul piede sinistro. Il braccio sinistro si abbassa per facilitare la rotazione delle spalle, mentre la racchetta è nella fase massima di caricamento, parallela alla schiena. Il peso grava ancor più sul piede sinistro. La racchetta deve essere portata in avanti con forza, con il braccio teso ed il polso deve flettersi per dare elasticità al movimento. La palla deve essere colpita nel momento in cui raggiunge la massima altezza e si trova quasi ferma. Il piede destro è quasi completamente scaricato dal peso. E necessario colpire la palla con forza, scaricando tutto il peso del corpo sulla palla al momento dellimpatto. Avvenuto limpatto, si deve continuare il movimento fino a sfiorare il terreno con la testa della racchetta. E interessante sottolineare che nellintento di colpire la palla in maniera più potente, il corpo si trova quasi sollevato da terra, anche se il peso grava sul piede sinistro. Mentre si sta per colpire la palla, il peso è tutto sulla gamba sinistra, mentre la destra è completamente scaricata. Nel momento in cui si colpisce la palla, il peso è tutto sulla palla mentre il piede destro si porta in avanti sullo slancio. Concluso il colpo il giocatore si troverà con il peso sul piede destro e, a causa della forza del servizio, sarà entrato in campo, dentro la linea di fondo. Buttandosi contutto il peso sulla palla, questa acquisterà maggior velocità e quindi risulterà difficile ribatterla, per lavversario. Nel caso in cui il colpo sia vincente ovvero lavversario non sia in grado di ribatterlo, si parlerà di “ace”, indispensabile per un giocatore dattacco. Questo colpo, caratterizzato dal fatto che può essere controllato esclusivamente dal giocatore (closed skill o abilità motoria chiusa), dovrebbe essere più facile da far apprendere allatleta. Comunque, lintero movimento del servizio richiede una buona coordinazione tra gli arti superiori ed inferiori per poter produrre unazione ritmica e fluente. In caso che lazione prodotta non sia frutto di un movimento continuo, si può incorrere a traumi con successivo dolore. Dati questi motivi si è deciso di trattare il movimento del servizio nel tennis. Questo è il più elegante, il più incisivo, il primo colpo dattacco allinizio di uno scambio ma anche, il colpo più traumatico. Durante la discussione di questo argomento si vogliono analizzare i muscoli che intervengono nellazione del servizio, la sequenza motoria con la quale si attivano e, la probabile causa dei traumi a livello del rachide e degli arti superiori. Naturalmente, si sono presi in considerazione una varietà di studi fatti negli anni passati da vari autori, per poter comprendere al meglio le differenze riscontrate. Essendo infatti un colpo molto personale ovvero, che dipende dalle caratteristiche tecniche e di gioco di ogni singolo atleta, si sono dovute ricercare più letterature per vedere come si differenziava la sequenza motoria di cui è composto. Lefficacia del colpo ed i successivi traumi che può provocare allapparato locomotore infatti, sono fattori che dipendono fortemente dallesecuzione e dallapprendimento del colpo stesso.

Con questo si vuole sottolineare che sicuramente, i risultati migliori in termini di potenza del servizio, saranno ottenuti da quei giocatori che hanno sviluppato nel tempo un‟azione fluente, ritmica e coordinata. Di conseguenza si risconterà un minor numero di infortuni, data la minor resistenza tra muscolo ed articolazione, negli atleti di buon livello con uno schema motorio ben appreso rispetto ai principianti, appena avviati allo sport del tennis. Da questi studi e dai dati riscontrati nelle letterature (libri, riviste, articoli…), si vuole studiare l’anatomia coinvolta nell‟esecuzione del colpo e la conseguente biomeccanica. Partendo da quest‟ultima, si passerà poi ad analizzare i parametri cinematici, spazio-temporali, dinamici ed elettromiografici del movimento stesso.






lunedì 6 aprile 2009

ROVESCIO A DUE MANI (M. Fish Video Analysis)

Video tratto da: www.mytennis4you.comControlla ortografia




THE VOLLEY - VIDEO (in spagnolo)


Un video che può essere interessante per vedere i principi base della volèe. E' in spagnolo ma comunque facilmente comprensibile.


LA RISPOSTA AL SERVIZIO (PARTE 2)

Il secondo colpo per importanza (dopo il servizio) non può essere trascurato se volete migliorare le vostre prestazioni sul campo da tennis. Vediamo alcuni semplici consigli.
1- Organizzarsi.
Prima di ogni risposta al servizio, inventatevi un “rituale” che possa aiutare a rilassarvi. Prendetevi qualche secondo, fate un giro un fondo al campo, considerate il punteggio e valutate cosa vorreste fare con la prossima risposta prima di prendere posizione.
A questo punto il vostro avversario sta per servire. Buona parte dell'esito della vostra risposta sta nel vostro tempo di reazione ed è per questo che è molto importante acquisire un atteggiamento “aggressivo”, sia mentalmente che fisicamente. Può essere utile, ad esempio, fare qualche saltello prima del vero e proprio step di risposta (la posizione più alta del salto coincide con l'impatto racchetta-palla dell'avversario) o tenere in continuo movimento i piedi con piccolissimi spostamenti sul posto, con l'obiettivo di accumulare tensione muscolare da “scaricare” durante il colpo.
La racchetta va tenuta davanti al corpo con la testa alta. Il grip di partenza è nella stra grande maggioranza dei casi quella del diritto, poi ovviamente ci sono tutte le eccezioni del caso. Naturalmente, se l'avversario batte sempre sul vostro rovescio la scelta del grip sarà fatta di conseguenza. Stesso discorso vale nel caso abbiate di fronte qualcuno che serve molto forte e che vi obblighi a giocare sempre in chop (colpo bloccato) per contenere la risposta, in questo caso può essere utile partire con un grip continental in modo da non perdere tempo ne sul diritto ne sul rovescio.
2- Leggere il servizio.
E' indubbiamente un altro elemento che può fare la differenza. Osservare attentamente la struttura del servizio dell'avversario già in riscaldamento e poi in partita può aiutarvi a capire la direzione o il tipo di rotazione dato alla palla. Le cose da tenere sott' occhio sono tutte quelle che potrebbero subire variazioni: l'impugnatura, la posizione dei piedi, la direzione dello sguardo, ma soprattutto il lancio di palla.
E' proprio quest'ultimo il miglior indicatore del tipo di servizio che dovremo affrontare: un lancio frontale ben davanti al corpo significa un servizio piatto e forte, un lancio sulla destra (per un destrimane) porta allo slice ed un lancio dietro la testa è sinonimo di kick. Come già accennato in altri post, i giocatori in grado di eseguire i vari effetti sulla pallina senza modificare il lancio sono davvero una rarità
Un aspetto molto importante che influisce sul vostro posizionamento in campo è avere un avversario mancino. Ci si sposterà un po' più a sinistra come posizione base (la palla tenderà a venirvi addosso) e si dovranno considerare gli effetti della rotazione della palla “mancina” all'impatto con la vostra racchetta: la palla avrà propensione ad uscirvi dalle corde con una traiettoria che andrà più a sinistra rispetto al solito e quindi si cercherà, ad esempio, di giocare un colpo incrociato se rispondete da sinistra per avere più margine d'errore. Non dimentichiamo inoltre che un servizio mancino tenderà a scapparci via e quindi è buona norma anticipare un po' il colpo, proprio per evitare che la palla si allontani troppo.
Oltre all'aspetto tecnico del servizio durante il match si dovrà analizzare come il nostro avversario varia il colpo in base alle varie situazioni. Ad esempio: sulla parità batte sempre per farci uscire dal campo oppure se è in difficoltà batte sul nostro rovescio, ecc.. 
3- L'esecuzione del colpo. 
Per questo capitolo vi rimandiamo ai post precedenti.
4- Semplificare la tattica. 
Come gestire la risposta è un elemento molto importante sul bilancio della vostra partita. All'inizio si deve semplicemente osservare l'avversario e cercare la profondità con un giocatore che rimane a fondo campo o cercare una palla bassa in mezzo ai piedi se avete di fronte un giocatore di rete, senza forzare per cercare angoli esasperati o punti vincenti. Qualcosa in più si può e si deve fare, invece, sulla seconda di servizio. Ci sarà più tempo per preparare il colpo e sapervi aggressivi metterà pressione all'avversario facilitando i suoi errori. Un buon allenamento è quello di giocare una partita con una sola palla di servizio e dare punti doppi per le risposte vincenti. Sarete obbligati ad essere molto attenti nel servizio e molto aggressivi in risposta.