martedì 21 aprile 2009

LEZIONI DI TENNIS DA JOHN MCENROE

Tratto da "Vincere a Tennis - I segreti per giocare con grinta"
Autore: Carlos Goffi
I testi di seguito riportati sono tutti di John McEnroe


IL TENNIS E' INTELLIGENZA E VOGLIA DI VINCERE
"Per quanto riesco a ricordare, non c'è stato un vero e proprio momento in cui ho compreso che il tennis è soprattutto un gioco di intelligenza. Non credo di averlo mai analizzato da questo punto di vista. Ho sempre avuto un forte spirito agonistico, ancora prima di vincere in un torneo.
Non c'è dubbio comunque che l'essere competitivi, l'avere la forza mentale per superare ogni sfida, è una tra le migliori risorse di un tennista, molto più utile che possedere un formidabile diritto.C'è un continuo processo di apprendimento. Le sfide che ho superato durante i primi anni della mia carriera continuano a riproporsi anche ora come professionista.
Migliaia di persone giocano a tennis come professionisti, ma di questi solo 128 arrivano a Wimbledon o agli US Open. Provate a fare un giro intorno ai campi nei primi giorni di questi tornei: quei giocatori non sono lì perchè fisicamente più forti, più preparati o dotati di maggior talento. Ce ne sono molti che magari giocano alla perfezione tutti i colpi, ma che non sono mai arrivati ad un torneo del Grande Slam. Quei centovontotto sono lì perchè hanno grinta, perchè l'hanno voluto più degli altri. Ricordo che nei tornei junior c'erano ragazzi che vincevano quasi sempre, ma non hanno nemmeno tentato di arrivare ad un grande traguardo. La preparazione fisica ed atletica conta molto quando si hanno 12 anni, ma in seguito si tratta soprattutto di una battaglia psicologica. vincono i giocatori che hanno più grinta, non i più grossi o quelli con più stile."
John McEnroe

CRESCERE PER OBIETTIVI
"Mi riesce difficile spiegare esattamente che cosa significhi essere duri in gara e forse non sono sicuro che per un giovane sia necessario saperlo: agli inizi è soprattutto un fatto tecnico e fisico. Nella prima fase lo sforzo è concentrato nel tentativo di passare la palla sopra la rete e nel resistere in campo un'ora e mezzo. Se siete principianti o junior, qualche centimetro in più di altezza e un po' più di esperienza nei tornei possono essere determinanti (per una sfortunata serie di combinazioni potreste, a quattordici anni, trovarvi a giocare contro un avversario di sedici, che ha quindi 2 anni di esperienza più di voi). Ricordo quando ero junior di aver perso contro avversari troppo forti e grandi per me: mi schiacciavano letteralmente. Giocatori come Walter Redondo, che mi sconfisse 6-2 6-1 ai campionati nazionali, allora mi sembravano dei giganti; poi, crescendo e diventando più forte, mi resi conto che le differenze fisiche e tecniche contavano sempre meno.
Sono convinto che sia più facile essere psicologicamente preparati quando sono ben chiari gli obiettivi da raggiungere (agli inizi, forse, sono più speranze che obiettivi). Non penso che esistano giovani giocatori che non abbiano sognato di diventare, un giorno, professionisti. E' necessario valutare se si tratta di ipotesi realistiche o no. Sono certo che la maggior parte dei ragazzi che disputano tornei o che vogliono giocare ai campionati nazionali non vorrebbero essere ricordati solo come bravi dilettanti, ma desiderano proseguire. Ciò che importa è sapere dove si vuole arrivare ed essere in grado di fissare delle tappe, altrimenti potreste bruciarvi."
John McEnroe

UNA TATTICA NON VINCENTE E' INUTILE
"Nelle prime fasi della carriera bisogna raggiungere un equilibrio tra gli aspetti psicologici e quelli tecnici del gioco. Non crediate che si possa giocare una partita solo cercando di fare dei grandi colpi, sfoggiando lo stile migliore senza badare ai risultati. Si deve entrare in campo con l'idea di vincere, preparati a fare di tutto per raggiungere questo scopo, ma allo stesso tempo non si devono trascurare i colpi. Per passare al professionismo bisogna possedere dei colpi efficaci e saperli usare durante gli incontri. Molti giovani dotati di buon spirito agonistico si pongono come obiettivo quello di ribattere sempre i colpi dell'avversario , contando sulla sua impazienza o sulla sua scarsa esperienza, tentando di indurlo a sbagliare. Non cercano di fare altro, e anche se quella può rivelarsi una tattica vincente nei primi incontri, alla fine è destinata a farli perdere. Non progrediscono perchè non cercano di crescere come giocatori. A livello professionistico quello che conta è vincere: si è sotto pressione e non c'è tempo per pensare di sviluppare un gioco più vario o di sperimentare nuovi colpi. Anche a livello dilettantistico, dove la tensione è meno forte, bisogna tendere a svilupparsi come giocatori, acquisire un gioco più completo. Vincere senza crescere significa non diventare mai un campione.
Quando ero junior cercai con impegno di eliminare ogni debolezza del mio gioco. Non mi preoccupavo cioè di sviluppare tecniche eccezionali, ma di eliminare i punti deboli, così da mettere in difficoltà l'avversario, che non sapeva più quale gioco adottare. E' da junior che si impara a vincere gli incontri. E' facile giocare se si è convinti di essere più forti, ma se l'avversario comincia a battervi o voi vi convincete che lui è più forte, allora bisogna provare una tattica diversa, cercandi di ritrovare un equilibrio. Io cerco sempre di impostare il mio gioco in modo da sfruttare al massimo i miei punti di forza, attacando al tempo stesso i punti deboli del mio avversario. Se una tattica non funzione, non è vincente, non serve insistere, bisogna cambiare gioco."
John McEnroe

AVERE COSCIENZA DI SE STESSI
Il segreto per vincere a tennis consiste soprattutto nello sviluppare un gioco che non presenti debolezze evidenti più che uno caratterizzato da grande forza. Questo è il principio su cui si basa la teoria delle alte percentuali, in modo particolare a livello di campionati: rendere difficile all'avversario battervi, anzichè cercare di effettuare colpi vincenti per tutta la durata del gioco. Quando avrete più esperienza e padronanza della palla e maggiore resistenza sul campo, il gioco potrà farsi più d'attacco e meno difensivo. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze quando guardate giocare un professionista: non si limita a far rimbalzare la palla su e giù per il campo; cerca sempre di neutralizzare i punti di forza dell'avversario commettendo il minor numero di errori. 
Nell'incontro che ho disputato contro Vilas nella finale del Pepsi Grand Slam nel 1981 io e Carlos prendemmo in considerazione la superficie che era in terra battuta bagnata ed il gioco mio e di Vilas e decidemmo che avrei dovuto cercare di attaccare con colpi corti, bassi e angolati ogni volta che fosse stato possibile, arrivando molto vicino alla rete per intercettare i suoi passanti rotanti in avanti. Durante gli scambi ricorsi al top spin più del solito finchè non ebbi una buona opportunità di avanzare. La strategia funzionò e vinsi l'incontro.
Quando , nel 1982, Borg si ritirò, Connors non poteva batterlo. Si diceva allora che Borg era la bestia nera di Connors. Ma non era sempre stato così: sono sicuro che la trasformazione avvenne quando Borg, diventato mentalmente più forte, comprese che il suo gioco era pari o anche migliore di quello di Connors.
A livello professionistico il gioco è soprattutto una questione psicologica. Oggi il circuito giovanile è un ottimo training per il circuito professionistico degli adulti sotto ogni punto di vista: viaggi, orari, ecc.. A diciotto anni un giocatore dovrebbe avere un'idea di ciò che significa essere un professionista. Alla fine del 1982 mi sentivo stanco al punto di voler smettere di giocare. I tennisti più giovani devono essere pronti a sgobbare, devono essere duri. Ciò non significa che dall'età di quattro anni debbano stringere i denti e prendere troppo sul serio il tennis. Perdere al secondo turno dei campionati nazionali di categoria "quattordici anni" non èla fine del mondo, come non lo è a sedici o a diciotto."
John McEnroe

AGONISMO SI', MA AL MOMENTO GIUSTO
"In un incontro di tennis può accadere qualunque cosa. Non importa se vi sentite assolutamente fuori forma o se il punteggio è pessimo: tutto può capitare, basta non cedere. Spesso campioni tenaci sono riusciti a vincere partite che ormai sembravano perdute. 
Bisogna imparare a regolare il ritmo della partita, di un torneo ma anche della propria carriera giovanile.  Come ho già detto, ci sono molti giocatori che hanno dominato in campo giovanile, per poi crollare in campo internazionale.
Se volete vincere, dovete avere spirito agonistico, dovete voler vincere davvero, ma dovete anche saper soddisfare questo desiderio con prudenza, altrimenti rischiate di bruciarvi. Se cominciate a disputare precocemente troppi tornei o se pensate eccessivamente al gioco, rischiate di perdere l'entusiasmo.
Sono sempre stato molto battagliero in tutto ciò che ho fatto, ma non ho mai permesso che il tennis dominasse la mia vita quando ero ragazzo. Per mesi non giocavo, preferendo dedicarmi ad altri sport come il calcio e il basket; in questo modo non mi sono mai stancato del tennis.  Per un ragazzo lo sport deve essere qualcosa che lo diverta e non un motivo di infelicità per lui e di frustrazione per i genitori."
John McEnroe

L'AFFANNO
"Non esiste alcun giocatore che non abbia mai provato affanno in momenti di grande tensione. Molti giocatori non amano ammettere questa debolezza. Anche se non volete ammetterlo con gli altri, dovete però ammetterlo almeno con voi stessi, altrimenti non saprete mai che cosa vi sta succedendo, non ne trarrete alcun insegnamento e non saprete come affrontarlo la prossima volta che vi troverete in una analoga situazione. Far tesoro dell'esperienza non significa che non proverete più questa situazione di affanno. Finchè giocherete a tennis a livello agonistico, ogni tanto accadrà. Nessuno può esserne esente, nè i dilettanti, nè i grandi campioni.Pensate a Lendl nella finale degli US Open dell'83. Forse è stata una partita mediocre: il pubblico avrà pensato che abbia rinunciato a lottare o che non fosse in forma. Io avevo disputato con lui la finale a Dallas qualche mese prima e a 5-5 nel quinto set correva ancora su ogni palla. Il fatto è che negli Open, contro Connors, aveva subito una pressione troppo forte. Il nervosismo era stato tale da togliergli le forze. Quando si è troppo tesi le gambe sembrano di piombo. Lendl era deluso non tanto per essere in affanno quanto per la propria incapacità di controllarlo: si era trovato l'anno precedente nelle stesse condizioni, ancora contro Connors, ma non aveva imparato la lezione.
L'affanno è una componente importante di ogni sport. Essere un campione significa anche essere in gradi di controllare tale stato meglio di chiunque altro. Non esiste un metodo che funzioni per tutti; quindi ognuno dovrà trovare quello che fa al caso suo. Ognuno reagisce in modo diverso. Questo è il punto: non c'è differenza tra Borg e me impegnati nella finale di Wimbledon e due giocatori che stanno disputando il primo turno di un torneo locale. Quando si gioca una finale sul campo centrale c'è il massimo della tensione, ma l'affanno è fondamentalmente lo stesso."
John McEnroe

GIOCATORI E GENITORI
"Un giovane tennista che fa dell'agonismo - in modo particolare se nutre grandi speranze per sé - è già sottoposto a tali e tante pressioni che sarebbe folle se ci si mettessero anche i genitori. Si torna sempre allo stesso discorso: quando si è giovani ci sono cose più importanti del tennis; se si considera il gioco in prospettiva si possono evitare molti problemi. Non serve che un genitore rimproveri il figlio che ha perso. E' un atteggiamento sbagliato e significa che il gioco è troppo importante. Forse dipende dal fatto che oggi nel tennis si investe molto denaro e che alcuni cominciano a vincere quando sono ancora molto giovani, per cui i genitori cominciano a considerarli come una potenziale miniera d'oro. Questo èmolto triste perchè vuol dire che la personalità del ragazzo viene messa da parte. Come in tutti gli sport, molti di coloro che sognano di diventare professionisti non lo saranno mai. Ecco perchè non vale la pena di sacrificare l'adolescenza, attribuendo al gioco troppa importanza. Il ragazzo rischierebbe di crollare sotto le pressioni che vengono esercitate su di lui. Se non ce la fa che cosa succede? Non gli è rimasto nulla.
Un giocatore junior serio deve imparare a prendere le proprie decisioni; dovrà seguire altri - giocatori più anziani ed istruttori - che possano consigliarlo. I genitori tendono a lasciarsi coinvolgere troppo (come qualche istruttore). Quando si stabilisce un legame con un istruttore spesso si tratta di simpatia personale. Il rischio è che l'istruttore diventi più grande, piùimportante del giocatore stesso e che le sue aspettative, i suoi obiettivi prevarichino su quelli dell'atleta. E' una questione di autonomia. Il giocatore deve rimanere l'elemento più importante della squadra. Non contano genitori, istruttori o dirigenti. Solo il giocatore entra in campo quindi è l'unico che conta, dopotutto.
Un genitore deve invece essere di sostegno al figlio. Se il ragazzo ha una serie di risultati negativi è necessario cercare di capire quali sono le pressioni che vengono esercitate su di lui e le conseguenti reazioni.  Se possibile, è bene discutere insieme gli errori e i punti deboli riscontrati durante gli ultimi incontri che ha disputato, ma è importante farlo con delicatezza e soprattutto assicurandosi che il gioco continua ad essere, per lui, una fonte di divertimento. Dopotutto questa è la ragione principale per cui si comincia a giocare a tennis"
John McEnroe





Nessun commento: