mercoledì 9 dicembre 2009

SANCHEZ E LA SCUOLA SPAGNOLA

Titolo originale: LE RADICI DEL SUCCESSO SPAGNOLO
Intervista a cura di Francesco Di Lisa
Tratto da: www.tennislab.it

L’intervista a Emilio Sanchez, uno dei maggiori artefici dell’affermazione del modello spagnolo, analizza a 360 gradi le principali componenti del successo iberico nel tennis.
Emilio, dando un esempio di classe, prima ancora che di profonda capacità di analisi, non manca di evidenziare l’importanza di aspetti di carattere sociale e culturale in cui la formazione motoria dei bambini avviene in buona misura attraverso il gioco spontaneo.
La formazione tennistica trova nella competizione un elemento determinante, su cui si inserisce produttivamente il loro modello tecnico-tattico e strategico.


Emilio Sanchez ha rappresentato da atleta un esempio determinante per la promozione e la diffusione del tennis in Spagna e un riferimento per i suoi connazionali, sul cui modello hanno costruito i propri successi.
Da tecnico, la sua Accademia costituisce un funzionale centro di avanguardia capace di dare un ulteriore impulso e contributo al metodo spagnolo, sulla cui affermazione riteniamo possa essere pertanto considerato sicuramente uno dei maggiori artefici.
Nell’analisi dei rilevanti risultati spagnoli Emilio non prescinde da aspetti di carattere sociale e culturale, dimostrando sensibilità verso l’evoluzione della metodologia e dell’attività infantile e giovanile.
L’attribuzione dei successi maturati nel tennis di vertice, non solo al loro modello di gioco e di allenamento, che pur risulta essere profondamente caratterizzante e determinante, è sicuramente indice, oltre che di ammirevole modestia, di profondità di giudizio e di lungimiranza, che rendono auspicabile prendere come modello anche il tecnico Sanchez .

TENNISlAB: Quali sono, secondo te, gli aspetti fondamentali del movimento tennistico spagnolo?
SANCHEZ: Il modello mette insieme diversi aspetti. Primo, ogni generazione di giocatori crea almeno un campione, che divengono riferimenti importanti per i giovani; secondo, il clima in Spagna è favorevole e permette di giocare molto all’aperto anche da bambini, così il livello medio è elevato e le competizioni, sono numerose e di alto livello. La quantità consente di ottenere risultati a prescindere dalla metodologia di allenamento.
Inoltre, rispetto all’Italia le lezioni private costano molto poco e quindi i maestri non sono incentivati a farne e prediligono la Scuola per svilupparla e puntare sull’agonistica.

TENNISlAB: Il livello motorio dei bambini spagnoli che arrivano al tennis è già elevato per l’attività svolta nella scuola come in Francia?
SANCHEZ: La Francia è sicuramente un Paese all’avanguardia nell’educazione motoria scolastica, ma credo che si faccia abbastanza sport anche in Spagna.

TENNISlAB: Quali sono le abitudini sociali e, quindi, quanto credi che contribuisca alla formazione motoria dei bambini spagnoli il playground?
SANCHEZ: I nostri bambini giocano molto all’aperto, per strada. I genitori italiani credo siano molto più possessivi, lasciando poco liberi i propri figli.

TENNISlAB: La formazione motoria di base dei bambini spagnoli è, secondo te, solitamente già sufficiente ad avviare una specializzazione specifica o utilizzate esercitazioni propedeutiche?
SANCHEZ: Con i bambini dai 5 ai 10 anni stiamo cominciando a impostare un lavoro specifico solo da quest’anno, perché la nostra Accademia ha avuto nei primi due anni un indirizzo decisamente di tipo agonistico. Adesso siamo orientati a iniziare un programma specifico per la formazione dei prerequisiti motori dei bambini e da quest’anno abbiamo inserito nel nostro staff il maestro Lorenzo Fargas, un ex professionista, che si occuperà esclusivamente dell’attività infantile.

TENNISlAB: A che età i bambini iniziano a competere in Spagna?
SANCHEZ: Ufficialmente da under12, ma parallelamente si tengono anche tornei under 10. Mentre prima credo che non ci siano competizioni di mini tennis.
Adesso si sta cominciando a sviluppare un programma con la Federazione Catalana per promuovere il tennis nelle scuole.

TENNISlAB: Condividi questa impostazione?
SANCHEZ: Credo che sia meglio cominciare a competere prima. Comunque le competizioni ufficiali hanno il problema di dar luogo a un ranking che determina spesso aspettative e atteggiamenti negativi anche da parte dei maestri che non sempre vi attribuiscono un giusto significato, non analizzando le ragioni del successo, che sono spesso di tipo antropometrico, né considerando in prospettiva le potenzialità, gli aspetti da allenare e la possibilità che con la crescita i valori possano modificarsi.

TENNISlAB: Gli under 10 competono nel campo standard?
SANCHEZ: Si. Nei nostri circoli non ci sono ancora strutture specifiche per il mini tennis, perché chi le gestisce non è ancora interessato a promuoverlo.
Ritengo che le competizioni, fino ad under 14 servano solo a far divertire i ragazzi, ma non abbiano un grosso valore tecnico e predittivo. Ricordo che da under 14 perdevo sempre con un ragazzo alto 1,80 m. Avevamo una differenza di statura notevole che non mi consentiva di vincerci.
I ranking giovanili sono negativi, cominciano ad avere senso quando il livello diviene alto in assoluto.
Inoltre già a 13 anni se si primeggia a livello under si cominciano a prendere soldi dalle ditte, creando confusione e aspettative deleterie. L’atteggiamento degli adulti e dell’ambiente circostante è molto importante per scongiurare una potenziale destabilizzazione dei giovani.
Ricordo su un’importante rivista italiana un under12 in copertina. Questo non è per niente produttivo, anche se mi rendo conto che il tennis italiano ha bisogno di fenomeni.
In Spagna abbiamo attualmente un under 16, Nadal, molto simile a Moya, campione mondiale under 12, 14, numero uno under 16, che quest’anno è andato avanti a Wimbledon juniores e ha esordito con successo nei suoi primi futures, ma non è mai uscito in copertina su nessuna rivista!
In Spagna nei tornei satellite su 128 giocatori 90 sono spagnoli e se i migliori non lavorano duramente cominciano ad essere superati dai rincalzi.

TENNISlAB: Per quanto riguarda le competizioni di mini tennis siete favorevoli ma mi sembra di capire che non avete ancora una organizzazione di gare.
SANCHEZ: Si, perché noi all’Accademia stiamo partendo solo ora, ma contiamo di cominciare ad organizzarle.
Prima i bambini che iniziavano precocemente non avevano attività fino ai 10 anni. Con l’avvento del mini tennis adesso possono iniziare a competere e quindi a divertirsi e migliorarsi. Nel calcio giocano normalmente partite prima dei 6 anni.
Se non avvenisse lo stesso nel nostro sport molti bambini abbandonerebbero.
Verso i 12 anni con lo sviluppo fisico si può iniziare a giocare a tutto campo.

TENNISlAB: Col metodo RITA i bambini possono competere da subito, ovviamente con obiettivi motori, tecnici e tattici che richiedono regole modificate. Credi che questo principio favorisca la formazione sportiva?
SANCHEZ: Credo che per la formazione delle abilità di base dei bambini sia molto efficace, ovviamente devono divertirsi.
Anche quando i genitori comprendono e condividono i principi metodologici, se i bambini non si divertono non si sentono motivati a impegnarsi e continuare.

TENNISlAB: In Italia il Campionato RITA recluta nelle giornate di gara un rilevante numero di bambini tra i 6 e gli 11 anni, sopperendo alla carenza di competizioni tipica del nostro tennis infantile. Non credi che sia un elemento necessario per il rilancio dell’attività e la crescita dei nostri giovani?
SANCHEZ: Credo sia un’ottima cosa, con notevoli vantaggi anche per i circoli e le loro scuole.
Noi al momento abbiamo ancora un numero ridotto di bambini, sia perché abbiamo iniziato da poco, sia perché la nostra struttura non è facilmente raggiungibile, anche se nei week-end l’affluenza comincia ad essere notevole. Quando avremo l’esigenza di far competere il nostro settore infantile punteremo ad organizzare competizioni di mini tennis.

TENNISlAB: Nelle differenti fasce di età che rilevanza percentuale date agli aspetti tecnici, tattici, atletici e psicologici?
SANCHEZ: Inizialmente cerchiamo di trasmettergli l’amore per lo sport più che impostare un programma analitico.
E’ importante cominciare a sviluppare capacità come l’equilibrio e il sentire la palla e il braccio racchetta. La parte atletica è circa il 25-30% del tempo trascorso ad allenarsi e con i piccoli è di carattere prevalentemente generale.
In Spagna abbiamo un elevato numero di competizioni, quindi chi desidera competere può farlo a qualsiasi età a buon livello, pertanto una parte della formazione è sviluppata attraverso le gare, che consentono di responsabilizzare e insegnare a prendere decisioni.
Le competizioni sono comunque uno strumento allenante e non un fine dell’attività giovanile.
Tutto questo rende i nostri bambini autonomi, mentre notiamo che la maggior parte degli italiani che vengono ad allenarsi da noi si aspettano di essere guidati, mancano di spirito di iniziativa.

TENNISlAB: Allenate specificamente gli aspetti strategici e tattici dei vostri allievi?
SANCHEZ: Noi cerchiamo di aiutare gli allievi a giocare in tutte le zone del campo e di migliorare le azioni offensive e difensive.
Quando sono molto piccoli non sempre riescono a mettere in pratica ciò che gli suggeriamo, ma riteniamo comunque importante cominciare a spiegargli gli aspetti del gioco. Crescendo puntiamo a formare giocatori completi e dopo il livello di gioco dipenderà dalle loro caratteristiche e dalla loro testa, cuore e gambe.

TENNISlAB: Seguite un particolare approccio per la preparazione mentale?
SANCHEZ: Noi riteniamo che la psicologia sia un aspetto di competenza esclusiva dell’allenatore, in quanto trascorre molte ore con gli atleti, seguendoli in molte fasi della loro carriera.
Credo che l’intervento dello psicologo debba essere prevalentemente rivolto agli allenatori per formarli e conferirgli competenze specifiche.

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