Dopo aver preso in esame la forza e la velocità, l’ultima capacità organico muscolare da analizzare è la resistenza. In tempi purtroppo non lontani la resistenza veniva allenata esclusivamente praticando la corsa continua a ritmo costante: oggigiorno invece, questa capacità viene migliorata tenendo in considerazione le caratteristiche della disciplina sportiva in questione. Il lavoro sulla resistenza assume caratteristiche di specificità negli atleti evoluti, mentre per quanto riguarda l’età evolutiva, rappresenta sicuramente l’attività di base per sopportare agevolmente lavori progressivamente più impegnativi. Tra le metodiche per lo sviluppo di questa capacità ritroviamo la corsa di durata (continua ed uniforme), i cross (a velocità crescente, con variazioni, fartlek), le prove ripetute, l’interval training ed i percorsi. La corsa di durata viene solitamente eseguita a velocità piuttosto blande (130\150 pulsazioni al minuto), generalmente partendo da pochi minuti fino ad arrivare oltre i 30’, ed è molto adatta ai giovani per la sua valenza formativa. Il cross è sicuramente un metodo che sottopone l’apparato cardiorespiratorio ad un impegno più intenso rispetto alla corsa di durata. L’allenamento può essere effettuato a velocità crescente (intensità da blande ad elevate, partendo da qualche minuto fin oltre i 20’), oppure con variazioni di ritmo; tale metodica prevede l’alternanza di frazioni corse a ritmo blando con tratti ad impegno rilevante, arrivando a correre anche più di 25 minuti. Il fartlek , che letteralmente significa “giocare con i ritmi” è un metodo rivolto essenzialmente ad atleti esperti, in quanto le variazioni di ritmo non sono programmate, ma a discrezione dell’atleta, che, in base al suo stato di forma e alla disposizione psicologica, deciderà quando aumentare o diminuire l’intensità di corsa. E’ facilmente intuibile come l’efficacia di tale metodo dipenda essenzialmente dall’atleta (soprattutto dalla capacità di conoscere se stesso) e dalle sue motivazioni, ed è proprio per questo motivo che molti tecnici si oppongono all’uso del fartlek. Le prove ripetute prevedono l’effettuazione di un numero determinato di sprint, rispettando recuperi completi. I tratti di corsa possono variare dai 300 ai 500 metri con intensità molto elevata (160/180 pulsazioni al minuto); i tempi di recupero devono essere tali da consentire all’atleta di cominciare la prova successiva con una frequenza cardiaca non superiore ai 120 battiti. L’interval training si differenzia dalle prove ripetute perché prevede pause di recupero incomplete, determinando così un progressivo accumulo di acido lattico nell’organismo. Ogni prova deve durare dai 15 ai 60 sec. e l’intensità deve essere tale da portare il cuore a 180 pulsazioni: il recupero deve terminare quando l’atleta raggiunge i 120/140 battiti (45/90 sec. di pausa). I percorsi, insieme all’esecuzione di attività ludiche diverse dal tennis (vedi calcetto o hockey giocati nel campo da tennis) costituiscono un modo più divertente e motivante per allenare la resistenza, in quanto la corsa può facilmente risultare noiosa. I professionisti utilizzano molto l’interval training e le prove ripetute, e non disdegnano nemmeno di praticare attività sportive, che incrementino la resistenza, simili al tennis . Molti tennisti lavorano sulla resistenza direttamente in campo eseguendo drills multipli o facendo esercitazioni in fase di palleggio a tre (in questo modo chi è da solo gioca a ritmi serrati).
Ovviamente a questi livelli la corsa di durata avrebbe poco senso, in quanto è auspicabile che il lavoro di base sia già stato eseguito e correttamente assimilato. Alcuni preparatori atletici propongono routine di allenamento differenziate in base alla superficie di gioco: sappiamo infatti che la durata media del punto differisce sensibilmente in base alla velocità del campo di gioco e quindi l’allenamento dovrà essere modulato tenendo conto di questi parametri.
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