lunedì 16 febbraio 2009

ALLENARE LA VELOCITA'

Articolo tratto da www.vivailfitness.it
Autore: Andrea Zini, istruttore FIT e PTR, Laureato in Scienze Motorie

La velocità di spostamento di un soggetto dipende fondamentalmente da due componenti: la frequenza e l’ampiezza del passo. La prima variabile è di pertinenza del sistema nervoso centrale, quindi difficilmente allenabile perché strettamente dipendente dal patrimonio genetico di ogni individuo, l’ampiezza invece può essere migliorata con l’allenamento, perché correlata con la capacità di forza del soggetto. Un altro fattore importante per lo sviluppo della velocità, che può essere fortemente migliorato con l’applicazione pratica è la tecnica esecutiva: correre sul campo da tennis non è certo come correre i 100 metri, in quanto fattori come la frequenza dei movimenti, la rapidità e un corretto uso delle leve corporee, sono di importanza fondamentale. Alcuni studiosi affermano addirittura che parlare di velocità nel tennis non abbia molto senso, in quanto sia per le caratteristiche degli spostamenti, che per le ridotte dimensioni del campo di gioco, le qualità salienti sono la capacità di accelerazione e di decelerazione. L’accelerazione, essendo la differenza tra due velocità, è fortemente legata a questa capacità, ma va allenata in maniera diversa, limitando soprattutto la lunghezza delle prove (saranno, infatti, da preferire prove sui 5/20 metri, piuttosto che distanze di 40 e 50 metri).

Indipendentemente dai mezzi utilizzati, caratteristiche imprescindibili per ottenere sensibili miglioramenti sono: la massima intensità degli stimoli, senza affaticamento e con esecuzione tecnica perfetta, l’aumento della frequenza del gesto riducendo l’ampiezza del movimento, e un adeguato tempo di recupero tra le prove.

Una valida classificazione dei metodi per lo sviluppo della velocità del tennista è sicuramente quella proposta da D’Aprile (vedi “Tennis ok” S.S.S. Roma), che descrive esercitazioni per lo sviluppo della forza veloce, della frequenza, della velocità specifica e della cosiddetta ipervelocità. Tra i metodi per lo sviluppo della forza veloce ritroviamo: la corsa in salita (distanze comprese tra i 20 e i 40 metri), la corsa con il traino, gli sprint con cinture zavorrate, gli sprint compensativi (utili per trasformare il lavoro effettuato con i sovraccarichi). Per sviluppare la frequenza, i mezzi utilizzati sono la corsa rapida e gli sprint con cambio di direzione e di senso, mentre per l’incremento della velocità specifica sono indicate le andature imitative (imitative nel senso che ripropongono spostamenti tecnici del tennista). Infine per lo sviluppo dell’ipervelocità, vengono utilizzate la corsa in discesa e gli sprint con elastici. Il lavoro proposto passa attraverso prove eseguite in condizioni di difficoltà (corsa in salita, con traino etc.), per poi giungere a esercitazioni eseguite in condizioni di apparente normalità, ed infine addirittura in situazioni facilitate (l’ipervelocità): in questo modo si richiede progressivamente all’organismo una prestazione motoria superiore a quelle che in realtà sono le sue reali possibilità, nella speranza di ottenere sensibili miglioramenti nella performance.

Se, come ho sottolineato nei precedenti articoli, analizziamo le routine di allenamento svolte dai tennisti professionisti, appare subito evidente come le esercitazioni per lo sviluppo della velocità specifica del tennis (potremmo chiamarla così!) siano una costante. Gli atleti di alto livello eseguono esercitazioni con sovraccarichi sia dentro che fuori dal campo, utilizzando zavorre, elastici (molto interessanti sono gli esercizi proposti da R. Smythe e Dinoffer) etc., sprintano su terreni diversi (il campo da tennis, l’erba, la sabbia), variando l’inclinazione (chi preferisce sprintare in salita o in discesa, chi invece inclinando o declinando un runner) e anche la distanza da percorrere.

Nessun commento: