lunedì 2 marzo 2009

PSICOLOGIA - L'ASPETTO MENTALE NEL TENNIS (parte 1)

Tratto da www.psycosport.com

A cura di Stefania Indemini

Il tennis è uno sport in cui è necessario possedere un’ottima capacità di adattamento; si

tratta, infatti, di uno sport in cui sono presenti numerose variabili (tecniche, fisiche, tattiche

e, non ultime, psicologiche) che, insieme, determinano la qualità della nostra prestazione.

Da un punto di vista tecnico il giocatore potrà trovarsi, di volta in volta, di fronte ad

avversari dalle caratteristiche fisiche e tecniche molto diverse tra loro; in questo caso,

dovrà essere in grado di riconoscere i punti di forza e di debolezza dell’avversario,

prendendo così le dovute contromisure.

La stessa cosa accade da un punto di vista tattico; se vogliamo, in questo caso, la

capacità di adattamento e di problem solving richiesta al giocatore è ancora maggiore;

infatti egli si troverà, durante un match, ad affrontare situazioni di gioco e di punteggio

sempre diverse, le quali potrebbero richiedere una variazione della tattica di gioco “in

itinere”. Dobbiamo, infatti, sempre ricordarci che il tennis è uno sport in cui non esiste

un punto uguale all’altro, ma soprattutto non esiste una situazione di gioco uguale

all’altra. Giocare un punto sul 1-1 15-15 del primo set, sarà molto diverso che trovarsi a

giocarne uno sul 6-5 40-40 del terzo set! In questo caso subentreranno, infatti, numerosi

aspetti che è bene tenere in considerazione: sicuramente una maggiore fatica fisica, ma

soprattutto, e chi ha avuto questo tipo di esperienza lo sa molto bene, in questi momenti il

rischio di “avere il braccino” è un’evenienza non così remota.

Al contrario, sono proprio questi i momenti in cui il campione riesce ad esprimere il

suo miglior tennis, sono proprio questi i momenti in cui il campione fa la differenza!

Quante volte ci è capitato, magari guardando le statistiche di fine partita, di scoprire che

un giocatore è riuscito a vincere un match pur facendo un numero inferiore di punti rispetto

al suo avversario?!

A questo punto, dopo avere parlato di variabili tecniche e tattiche, possiamo spostarci su

quello che in quest’ambito più ci interessa e ci incuriosisce e cioè tutto ciò che riguarda il

versante psicologico.

Come abbiamo visto in precedenza, il tennis è dunque uno sport in cui vi è la

compresenza di aspetti tecnici, tattici, fisici e, non ultimi, psicologici. La migliore

performance, cioè la capacità di sfruttare al meglio le proprie abilità tecniche,

fisiche e tattiche, dipende interamente dalla capacità del giocatore di gestire al

meglio la sua “Sfera psicologica”. Volendo proporre una metafora possiamo

paragonare la nostra prestazione ad una macchina da corsa: indubbiamente sarà

indispensabile che la nostra macchina abbia una carrozzeria solida (aspetti tecnici), delle

gomme adatte (qualità fisiche), uno sterzo che ci consenta di prendere la direzione

desiderata (tattica), ma la cosa fondamentale è che sia dotata di un buon motore, che ci

consenta di accelerare o di diminuire la nostra velocità, ma soprattutto che ci permetta di

sfruttare al meglio tutte quelle qualità che la nostra auto possiede. Per intenderci… avere

una Ferrari con il motore di una 500 sicuramente non ci permetterà di apprezzare e di

utilizzare appieno tutte le caratteristiche della nostra Ferrari!

Riassumendo dunque, ciò che è determinante e che ci permetterà di utilizzare al massimo

le nostre qualità (fisico – tecnico – tattiche ) sarà la corretta gestione della nostra SFERA

mentale. Non a caso ho usato questo termine SFERA; esso, infatti, rappresenta il metodo

che utilizzeremo come punto di riferimento per il nostro allenamento mentale.

Il termine SFERA è un acronimo che rappresenta i 5 fattori (SSincronia, FPunti di

Forza,

E Energia, RRitmo, AAttivazione) che compongono la prestazione d’eccellenza. Il

metodo SFERA, creato dal Dott. Vercelli presso l’Unità operativa in Psicologia dello Sport,

ci permette dunque, attraverso l’allenamento di questi 5 fattori, di ottimizzare la

prestazione dell’atleta, con lo scopo ultimo di raggiungere la prestazione

d’eccellenza.


Andiamo ora a descrivere brevemente i 5 fattori della SFERA, analizzando i

comportamenti che meglio li possono rappresentare sul campo da tennis.

Sincronia


Con sincronia si intende la capacità essere pienamente presenti e concentrati sul

presente, sul qui e ora, su quello che si sta facendo in questo preciso momento, senza

proiettare i propri pensieri né su eventi passati, né futuri. Quando si è in sincronia il nostro

corpo e la nostra mente parlano lo stesso linguaggio, cioè sono focalizzati verso il

medesimo obiettivo.


Nel tennis…

Quante volte ci è capitato di trovarci a giocare un match di tennis, ma di avere, come si

dice, la “testa da un’altra parte”? Quante volte ci è capitato di preoccuparci di cosa

potevano pensare gli spettatori dopo un nostro errore? Quante volte ci siamo trovati a

recriminare su un punto passato, anziché concentrarci pienamente su quello presente? E,

ancora, quante volte ci siamo trovati a fare teorie e ipotesi su quello che sarebbe potuto

succedere se il mio avversario non avesse preso il nastro, o su quello che succederebbe

se andassi 5 a 3 invece che 4 pari? Tutte queste situazioni, e la lista potrebbe essere

immensamente più lunga, rappresentano dei semplici esempi di mancanza di sincronia,

momenti in cui mente e corpo non sono focalizzati sul momento presente. Al contrario,

l’obiettivo di ogni giocatore, a qualunque livello, che desideri raggiungere la prestazione

d’eccellenza deve passare necessariamente da qui. La capacità di essere pienamente

concentrati sul momento presente del match, su quello che si sta facendo in quel

preciso istante, di “stare nel presente”, rappresenta dunque la base, il punto di

partenza che ci permetterà di accedere alla SFERA della massima prestazione. E’

difficile individuare un solo tennista che possa rappresentare questo fattore che, infatti, è

prerogativa di molti giocatori di alto livello; dovendo fare una scelta, mi piace pensare

all’ex campione statunitense Andrè Agassi, capace di vincere, anche se in anni diversi,

tutte e quattro le prove del Grande Slam.



Punti di Forza

I punti di forza sono quelle qualità, quelle capacità (fisiche, tecniche e psicologiche) che

sentiamo far parte di noi; sono delle abilità che riteniamo di possedere e che ci permettono

di aumentare e rinforzare la nostra autoefficacia.

Nel tennis…

Quante volte ci siamo entusiasmati nel vedere un campione tirarsi fuori da situazioni di

difficoltà facendo appello ai suoi colpi migliori? E quante volte l’abbiamo visto riuscire ad

esprimere il suo miglior tennis nei momenti veramente importanti del match? Sono proprio

queste le situazioni nelle quali viene alla luce in maniera potente, l’importanza per il

giocatore di saper riconoscere e, di conseguenza, sfruttare i suoi Punti di Forza. Nei

momenti determinanti di un match, infatti, ogni giocatore tenderà a fare quello che gli

riesce meglio, ciò in cui si sente più sicuro; in una parola egli si concentrerà e farà

affidamento sui suoi Punti di Forza. Uno dei giocatori che può ben esemplificare questo

concetto è l’ex tennista tedesco Boris Becker; famoso è rimasto il suo servizio, colpo che

rappresentava sicuramente un suo punto di forza e che rappresentava una risorsa molto

importante nell’espressione del suo tennis.


Energia

L’energia è la quantità di forza che noi utilizziamo per svolgere un determinato compito. La

capacità di usarne la giusta dose e di regolarla, a seconda delle necessità del momento, è

determinante per ottimizzare la nostra performance.


Nel tennis…


Saper regolare, gestire e canalizzare l’energia in maniera ottimale è un elemento

molto importante nell’ambito di qualunque prestazione sportiva; in particolare, sappiamo

bene come il tennis sia uno sport che ci pone di fronte a situazioni di gioco sempre

diverse; infatti, all’interno di uno stesso match, l’ alternanza di momenti di gioco

(più o meno intenso) a momenti di pausa (cambio di campo, pausa tra un punto e l’altro,

etc…), richiede l’utilizzo di una quantità di energia adatta alla specifica situazione.

Se ne usiamo troppa, rischiamo infatti di stancarci eccessivamente ed inutilmente, se

invece ne usiamo troppo poca il rischio è quello di sentirsi molli e annoiati. L’energia,

inoltre, è strettamente collegata alla capacità di controllo; quante volte, anche ad alto

livello, abbiamo visto un giocatore scagliare la racchetta ed inveire contro il giudice di

sedia per una chiamata contestata? Uno dei giocatori che meglio può rappresentare

questi momenti di “squilibrio d’energia” è indubbiamente l’ex campione americano John

Mcenroe, famoso, tra l’altro, per i suoi innumerevoli lanci di racchette accompagnati da

ogni sorta di invettive contro l’arbitro di turno (memorabile il suo “you can not be

serious…”). Un esempio, al contrario, di energia ben regolata e efficacemente canalizzata

verso l’obiettivo, può essere fornita dal campione spagnolo Rafael Nadal.



Ritmo

Il ritmo rappresenta ciò che genera il giusto flusso nella sequenza dei nostri movimenti; se

l’energia rappresenta la dimensione della quantità, il ritmo rappresenta, infatti, la

dimensione della qualità. Usare un buon ritmo ci permette di utilizzare al meglio la nostra

energia.

Nel tennis...

Durante un match, la capacità di usare un buon ritmo aiuta il giocatore sotto diversi

aspetti: da un lato gli permette, come già accennato poc’anzi, di gestire al meglio le sue

riserve energetiche (basti pensare all’importanza di una buona respirazione), dall’altra

parte, l’utilizzo di un buon ritmo faciliterà il giocatore nello scegliere la migliore tattica

possibile, permettendogli di adattarla ed eventualmente modificarla, in funzione

delle esigenze del momento.

A questo punto, è importante fare una piccola, ma importante precisazione: un tennista,

parlando di ritmo, sarà immediatamente portato a pensare al ritmo di gioco, inteso come

velocità di palla piuttosto che, detto con l’espressione comune, come il “variare ritmo

all’avversario”. In realtà, esiste anche un ritmo più “interno”, più nostro, più personale e

meno influenzabile dalla situazione di gioco. Questo ritmo “interno” è quello che ci

accompagna durante ogni momento di pausa di un match (tra un punto e l’altro, durante i

cambi di campo, etc…) ed è assolutamente personale: ognuno di noi seguirà, nei limiti di

tempo imposti dal regolamento, quello a lui più congegnale e più funzionale. Quante volte

ci è capitato di vedere un giocatore cominciare ad andare inaspettatamente in difficoltà,

dando l’impressione di “avere fretta di chiudere”, nonostante si trovasse in una situazione

di punteggio nettamente favorevole? E quante volte ci siamo resi conto che questa fretta

non si esprimeva esclusivamente durante scambi di gioco, ma anche accelerando e

squilibrando il ritmo “interno” durante i momenti di pausa? Un esempio di giocatore dotato

di un eccellente capacità di ritmo è, indubbiamente, l’attuale numero uno in classifica ATP,

lo svizzero Roger Federer.


Attivazione

L’attivazione rappresenta il divertimento, il piacere, la passione che ci guida nella nostra

attività. E’ un valore aggiunto, che ci permette di superare i limiti e di affrontare tutte le

difficoltà che possiamo incontrare sul nostro cammino. Strettamente legati all’attivazione

sono i concetti di motivazione (ciò che ti spinge a fare ciò che fai) e i rituali di attivazione

(strategie che ci permettono di attivarci al momento giusto e di sentirci così pronti per

affrontare la prestazione).


Nel tennis…

Una delle caratteristiche che distingue il campione è la sua capacità di attivarsi

completamente durante la prestazione e di disattivarsi una volta che questa sia

terminata. Lo stato di attivazione è, solitamente collegato a quello che viene definito come

rituale di attivazione”. Tale rituale, che è assolutamente personale, può essere

rappresentato da movimenti, gesti, parole, espressioni, suoni che permettono al giocatore

di sentirsi “pronto”, di provare le “giuste sensazioni” per affrontare la gara.

L’esempio più potente di rituale di attivazione, è rappresentato dalla danza che fanno gli

atleti della squadra di rugby neozelandese degli All Blacks prima di ogni competizione.

Riportando il contesto in ambito tennistico possiamo pensare, ad esempio, ai gesti che

compie Nadal (sistemarsi le calze e i pantaloncini) prima di giocare il punto.

Tutto il discorso che abbiamo affrontato fino ad ora ha sempre fatto riferimento e preso ad

esempio giocatori di alto livello. La scelta è stata mirata: parlare di Federer, piuttosto che

di Becker o di Nadal, ci ha permesso, infatti, di poter utilizzare un linguaggio comune e

condiviso. Ciò che, però, ci interessa maggiormente è che, pur avendo contestualizzato il

discorso in ambito di tennis professionistico, tutto ciò che è stato trattato in queste pagine

può essere facilmente esportato anche ad altri livelli, da quello semiprofessionistico a

quello puramente amatoriale.  

Nessun commento: