lunedì 30 marzo 2009

SVILUPPARE LA POTENZA COL METODO NADAL

Per tutti i giocatori, di qualsiasi livello, il tema dello sviluppo della potenza è sempre al centro dell'attenzione. E', per altro, un concetto piuttosto complesso perché coinvolge tantissimi fattori tecnici, fisici e tattici, e di conseguenza il lavoro per aumentare la velocità della palla segue strade diverse, ma complementari: potenziamento muscolare (dalle gambe fino all'avambraccio), studio degli aspetti biomeccanici del gesto, valutazione dell'attrezzatura (telaio, corde, ecc.), analisi delle situazioni di gioco sul campo, ecc..

Quando si parla di potenza nel tennis, però, ci si collega direttamente anche al concetto di controllo, perché avere l'una senza avere l'altra, non serve assolutamente a niente. Ecco perché la maggior parte dei giocatori, quando si mette dietro la riga di fondo a picchiare le palline che il coach gli manda dal cesto, non esprimono la loro massima potenza, visto e considerato che, le stesse palline oltre che ad andare veloci devono anche stare dentro il campo.

Fin qui sembrerebbe un discorso scontato, ma non è così! Lo zio Tony, coach di Rafael Nadal ha spiegato che un esercizio che è stato molto utile per sviluppare la massima potenza del nipote, è stato quello di fargli picchiare le palline a più non posso senza pensare a doverle mettere in campo! L'obiettivo era quello di “far sentire” al giocatore il suo limite massimo e solo in un secondo tempo avrebbero concentrato l'attenzione sul controllare tutta quell'energia. Sostanzialmente hanno lavorato attraverso una logica rovesciata: invece di cercare di aumentare la consistenza del colpo rispettando sempre i limiti spaziali del campo (da meno potenza verso la soglia massima consentita), si è lavorato sul cercare di contenere in quegli stessi confini una palla più potente del necessario (dal massimo assoluto della potenza verso la soglia massima consentita).

E se devono parlare i fatti... allora questo training funziona bene... molto bene!

sabato 28 marzo 2009

GESTIRE L'ANSIA


A tutti i giocatori di tennis, nessuno escluso, è capitato di avere in certi momenti della partita quella sensazione di panico, quella stretta allo stomaco che fa perdere il controllo della situazione e che spesso trasforma gambe o braccia in gelatina. E' una delle cose peggiori che capita al tennista: essere a due punti da una fantastica vittoria e rendersi conto che piano piano la tua testa comincia a pensare che però potresti sbagliare quel diritto perfetto che ti ha portato fin lì o fare il primo doppio fallo della partita...
E' una situazione “normale” per chiunque e si supera piano piano con l'esperienza e con qualche accorgimento psicologico.

A chiunque piace avere tutto sotto controllo, ma nel tennis, come nella vita, non siamo soli a decidere il nostro destino ma dobbiamo confrontarci con molti fattori esterni tra cui un avversario. Solo uno uscirà vincitore dal match ma entrambi impareranno qualcosa. Nella nostra società c'è sempre troppa aspettativa di vittoria, perdendo di vista che anche la sconfitta è nobile se abbiamo dato il meglio di noi e ci siamo divertiti. Questo è uno dei fattori più importanti per gestire le emozioni negative sul campo: divertirsi!

Una cosa che può servire per gestire momenti difficili è quella di cercare di distrarsi pensando a cose positive che ci potrebbero dare un po' di serenità: un bel posto dove siamo stati, il nipotino che vi sorride o magari cantare una canzone (lo faceva Brad Gilbert). Qualsiasi cosa che possa tener lontana la vostra mente dall'entrare nel vortice del panico è ben accetta!

Molti giocatori utilizzano anche dei gesti di routine come “ancoraggio” mentale. Posizionare le bottigliette d'acqua sempre nello stesso modo (vedi Nadal), sistemare le corde della racchetta, fare le stesse identiche cose che si fanno tutti i giorni in allenamento può far rientrare nella normalità un momento difficile del match. 

Un altro aspetto che può rivelarsi importante è utilizzare la fantasia per ricrearsi un atteggiamento mentale positivo e adatto alla situazione. Ci sono giocatori che hanno dichiarato che nei momenti peggiori si sono immaginati di essere personaggi dei fumetti come Batman, ma molto spesso potrebbe servire entrare nei panni dei grandi campioni... non avete più energia da spendere a 2 punti dalla vittoria? Pensate di essere come Nadal... Volete chiudere la partita con un serve & volley? Immaginate di essere Sampras... o semplicemente trasformate il vostro avversario nel vostro amico che battete sempre...
L'immaginazione su un campo da tennis è uno strumento da non sottovalutare in certe situazioni perché le risorse mentali possono, in molti casi, essere le uniche a compensare i vostri deficit tecnici o fisici.

mercoledì 25 marzo 2009

ANDY MURRAY E L'HOT YOGA

Tratto da www.gazzetta.it
Autore: Simona Marchetti
Titolo Originale: Murray, l'anti-Federer. Il segreto è l'hot yoga

Si chiama "hot yoga" il segreto della vittoria a sorpresa di Andy Murray sul n.1 al mondo Roger Federer al torneo di Dubai. E' stato lo stesso 20enne tennista scozzese (n,11 del ranking mondiale) a rivelarlo dopo la partita vinta con il punteggio di 6-7 6-3 6-4, spiegando che proprio grazie al "Bikram" o "hot yoga", è riuscito a restare calmo e concentrato per l'intera durata dell'incontro.
HOT YOGA - A iniziarlo a questa disciplina, che prevede 30 minuti di esercizi di focalizzazione e concentrazione in una sauna a 45°, sono stati i suoi nuovi preparatori atletici, Jez Green e Matt Little. "Questa tecnica mi ha aiutato moltissimo sia a livello fisico che mentale – ha spiegato Murray al sito dubaitennischampionships.com – perché è davvero difficile sopportare un calore del genere per tutto quel tempo, devi avere una grande forza interiore e io ero stato mentalmente debole e incapace di resistere alle pressioni troppo a lungo in passato. Abbiamo cominciato a usare questa tecnica in dicembre, per migliorare la mia flessibilità in vista degli Australian Open, e all'inizio non era affatto piacevole, ma contro Federer penso di aver dimostrato che resistere alla tensione non sarebbe stato affatto un problema. La cosa fondamentale è credere di poter vincere la partita. Penso che troppo spesso molti giocatori cercano di giocare in maniera perfetta, ma l’importante è rimanere calmi e concentrati e non prendere decisioni affrettate, soprattutto all’inizio del match. Ed è proprio quello che ho fatto io: sono rimasto calmo e ho focalizzato l’obiettivo che volevo raggiungere e questa è stata una delle chiavi di volta della mia vittoria".

RAFAEL NADAL - Viaggio nel suo corpo...


Viaggio nel corpo di Rafael Nadal (Sport Week - 27 maggio 2006)
Autore: Lorenzo Cazzaniga

Che cosa c' e' dietro i muscoli del superman del tennis ? Alla vigilia del piu' importante (e faticoso) torneo sulla Terra rossa, il preparatore dello spagnolo spiega i segreti Del suo strapotere "rafael ha cominciato a usare una Speciale macchina con cui compie sforzi da 1.175 Newton: un po' come alzare 115 chili col bilanciere" Juan forcades pons, preparatore atletico di nadal
Un tempo si pensava che le ore di allenamento dovessero essere inversamente proporzionali al talento. Per intenderci: Vilas non andava a letto soddisfatto se non si era ammazzato per almeno sei ore, McEnroe si accontentava di una mezz' oretta. Ora il tennis e' cambiato e, soprattutto sulla terra battuta, non vai da nessuna parte senza una preparazione fisica perfetta. Per questo Rafael Nadal e' l' indiscusso numero uno del Mondo sul rosso. Sembra la bella copia di Ivan Drago, solo piu' simpatico. A suo vantaggio c' e' che, nel tennis, un punto vinto remando dal fondo e uno conquistato con una deliziosa vole' e contano uguali. Ecco perche' ha vinto cinque dei sei confronti diretti con Federer: lo svizzero corre i rischi, lui soprattutto corre. Ma per riuscirci oltre le quattro ore di gioco, servono due polmoni da sommozzatore e una volonta' di ferro. La seconda e' una risorsa di cui lui solo puo' vantare i meriti, la prima e' in coabitazione con Juan Forcades Pons. La televisione inquadra sempre lo zio coach Toni, che ha grandi meriti nella crescita di Rafael, ma il preparatore atletico, in questo caso, e' fondamentale. E ci fa scoprire dei lati insospettabili del suo allenamento. A guardargli i bicipiti, le cosce, i pettorali, diresti che Rafael passa gran parte del suo tempo ad alzare bilancieri. Forcades giura che nemmeno li sfiora ("Solo ogni tanto, per fare un po' di compensazione"); allora credi che corra una maratona tutti i giorni ("Macche' , gli scatti nel tennis non superano i dieci metri"). Va be' , ma allora dove sta il segreto di questa macchina perfetta ? Credeteci o no, il merito e' in gran parte italiano. "A livello di preparatori fisici l' Italia e' un Paese eccezionale, e io mi sono spesso ispirato ai loro studi", spiega Forcades. "Qualche anno fa ho conosciuto Carmelo Bosco e una nuova macchina di vibrazioni meccaniche che aveva progettato. Lavoriamo tanto sulla forza ma anche sull' equilibrio e le capacita' coordinative, per perfezionare quello che Madre Natura ha donato a Rafael". La tendenza nel mondo del tennis e' limitare le sedute in palestra e allenarsi atleticamente sul campo. Lo stesso Federer, col fido Pierre Paganini, ha optato per questa scelta. "Ci si allena tanto sulle accelerazioni e le frenate. Il tennis e' uno sport strano: ora ti serve uno scatto, poi un balzo, quindi un saltello, poi un allungamento. E devi saperti anche riposare. Uno dei segreti, infatti, e' saper gestire la fatica". Scopriamo dunque che anche Rafael si stanca. Francamente, nemmeno nelle battaglie piu' dure ce n' eravamo accorti: "Il linguaggio del corpo e' fondamentale in uno scontro molto psicologico quale e' una partita di tennis. Guarda in finale a Roma contro Federer: era sotto 4 a 1 al quinto e dopo il primo punto del sesto gioco ha cacciato un urlo e cominciato a battersi il petto. Era come dire "Ehi, io ci credo ancora, non mollo, se cedi di un centimetro ti salto addosso". E' questa la sua attitudine. Anche lui finisce un incontro distrutto, ma fin quando e' sul campo ha un' energia mentale che lo aiuta a scovare quella fisica". Impressionanti i dati di resistenza aerobica: 72 millilitri per kg di peso corporeo. "Niente male per un tennista", sostiene Pino Carnevale, il preparatore che segue l' entourage azzurro. "E' sicuramente un parametro molto positivo, piu' di quello della forza esplosiva, che non e' poi cosi' eccezionale. Secondo il test di Bosco, Nadal salta da fermo 46 centimetri. Volandri arriva a 54. Questo significa che la sua forza e' quella di essere strutturalmente grosso. A fare la differenza sono stati mamma, papa' e Madre Natura". Vero: a 16 anni era gia' un macho e in famiglia non si ricordano smilzi e piccoletti. Tuttavia, e' necessario saper sfruttare le doti naturali con una preparazione scientifica. Non bisogna, quindi, immaginare allenamenti alla Rocky che salta i gradini o spacca la legna. Forcades e' un ricercatore, uno che si aggiorna di continuo per trovare nuove soluzioni. Ora ha cominciato a utilizzare una nuova macchina, una sorta di cono che mette Rafael sotto pressione: "Compie sforzi da 1.175 newton, un po' come alzare 115 chili col bilanciere", spiega. "E poi ha una visuale molto ampia". Che non vuol dire che sia un tizio dalle vedute aperte, ma che ha un grandangolo al posto degli occhi. Anche Federer ha spesso lavorato con Sport Vision per migliorare l' aspetto visivo. E' provato che vi e' sempre un occhio dominante che permette un' esecuzione piu' naturale di un movimento alla destra o alla sinistra del corpo. Pero' l' altro lato puo' essere aiutato: lo fanno i marines americani, lo fa Tiger Woods, lo fa chi non vuol lasciare niente al caso. E se vuoi diventare numero uno del Mondo non e' al destino che ti devi affidare. Nel tennis le palle viaggiano come missili e avere una visuale periferica perfetta e' un bel vantaggio. Se poi, anche in questo caso, e' una qualita' che ti porti dalla culla, tanto di guadagnato. Ma i segreti non finiscono qui. Forcades ha rubacchiato qualcosa anche al volley ("eserc izi di forza esplosiva"), e soprattutto sa come comunicare con Rafael: "Chiedere a un ragazzo sforzi di questo genere, una dedizione totale, sia quando e' a casa sia quando viaggia per il Mondo, non e' semplice". Gia' , un numero uno deve mangiare pane e tennis, chiudersi nella "black box", quella scatoletta nera dove non sono ammessi dubbi, incertezze, fidanzate ne' distrazioni. Per ora Rafael ci si e' chiuso a chiave. Fin quando durera' , sara' lui l' uomo da battere sulla terra rossa. la scheda 53 vittorie di fila, come vilas nel ' 77 Rafael Nadal punta a conquistare il secondo titolo dello Slam della sua carriera al Roland Garros, ma gia' superando il primo turno raggiungerebbe un traguardo storico, cioe' quello di 54 partite vinte consecutivamente sulla terra battuta, superando il record di Guillermo Vilas ottenuto nel 1977. Nadal, inoltre, trionfando a Roma e' salito a quota 16 tornei vinti, eguagliando il record di Bjoern Borg relativo al maggior numero di successi ottenuti sotto i 20 anni: Nadal e' nato infatti il 3 giugno 1986 a Mancor, isola di Maiorca, dove risiede. E' ancora lontano da Roger Federer nel ranking mondiale, anche se l' ha battuto in cinque dei sei confronti diretti, e sempre nelle ultime quattro occasioni. il preparatore "resistenza piu' velocita' : Ecco il suo segreTo" Rafael Nadal e' indubbiamente il miglior atleta nel mondo del tennis. Ma come si costruisce un fisico cosi' perfetto ? L' abbiamo chiesto al preparatore atletico che lo segue da cinque anni: Juan Forcades Pons. Qual e' il segreto del fisico di Nadal ? "Coordinazione e controllo del corpo. E' quella formula che gli americani chiamano "velocita' , agilita' e scatto". In questo e' straordinario. E poi geneticamente e' stato fortunato: basta guardare il fisico di Toni, lo zio coach, e di Miguel Angel, lo zio che e' stato capitano del Barcellona calcio per diverse stagioni". Lui e' destro naturale ma gioca con la sinistra: e' stato un problema ? "No, anzi, essere mancini nel tennis aiuta perche' gli avversari non sono abituati. Lui scrive e mangia con la destra, ma in tante situazioni e' ambidestro: per esempio calcia bene con entrambi i piedi. Credo che questo abbia anche migliorato il suo equilibrio negli spostamenti". Infatti riesce a recuperare con colpi che sembrano disperati. "Sulla terra battuta in particolare, devi saperti muovere bene e mantenere una posizione di campo ideale. La scivolata aiuta ma bisogna saperla usare correttamente: Rafael per migliorare si allena andando sullo skateboard o col monopattino". Pero' ha gia' subito due infortuni seri: come si possono prevenire ? "La cosa piu' importante e' gestire la fatica. Due cose sono particolarmente pericolose: i continui cambi di superficie e un calendario sempre piu' fitto di tornei. Due Masters Series di fila non si possono giocare se hai fatto finale in quello precedente. Lui si alza la mattina e fa subito esercizi per le articolazioni. Tutto e' prefissato: le ore di sonno, la dieta, gli allenamenti". Ma qual e' la sua dote migliore ? "La resistenza alla forza. I muscoli devono essere proporzionati al peso per ottenere velocita' e resistenza allo stesso momento. Questa e' la sua maggior qualita' : correre rapido dal primo all' ultimo game". 

martedì 24 marzo 2009

LA VISIONE DI PALLA DI FEDERER

Abbiamo visto in post precedenti come un punto di riferimento importante da un punto di visto tecnico nell'esecuzione del diritto e del rovescio è la postura della testa e in modo strettamente connesso, la direzione dello sguardo al momento dell'impatto.

Per quanto riguarda la testa, viene predicata l'importanza di mantenerla rilassata, cercando di eliminare qualsiasi tipo di tensione ed irrigidimento, al momento dell'impatto con la palla. Nonostante le tante immagini di Nadal con smorfie varie durante il gioco, quello del controllo delle tensioni muscolari della testa è un aspetto molto curato dal giocatore di Maiorca ed è stato proprio lo zio-coach a parlarne a Biella qualche mese fa.

La cosa di cui vorremmo occuparci maggiormente in questo post, però, è la funzione dello sguardo del giocatore nel momento in cui si deve colpire la pallina. Abbiamo già discusso dell'importanza di tenere lo sguardo sul punto d'impatto corde/pallina anche per qualche istante dopo aver eseguito il colpo, perché ciò permette il massimo bilanciamento e soprattutto aiuta a mantenere la postura migliore per scaricare lo swing del finale nel modo corretto. Questo aspetto vale indifferentemente sia per il diritto che per il rovescio.



E' doveroso, prima di approfondire il concetto, fare una premessa relativa alla lateralità: ogni tennista ha delle “dominanze laterali” che influiscono sul proprio gioco. Ovviamente la principale lateralità si riferisce all'eventuale mancinismo, ma questo concetto si sviluppa anche per le gambe e per gli occhi. Prendendo come riferimento Roger Federer, è chiaramente appurato che ha la dominanza del lato destro per le braccia, ma del lato sinistro per gli occhi, che è una delle combinazioni migliori che si possa avere per un tennista. Naturalmente, le varie combinazioni delle lateralità di gambe, mano racchetta e occhi influiscono sullo sviluppo bio meccanico dei vari colpi. Avere un occhio dominante sinistro, ad esempio, significa che nell'esecuzione del rovescio si tenderà a girare maggiormente la testa per permettere all'occhio dominante di vedere meglio la palla.

Dopo questa leggera infarinata su lateralità e dominanze, veniamo al concetto alla base di questo post: Federer è uno dei pochi giocatori del circuito che colpisce la palla guardandola attraverso le corde della racchetta!






Roger Federer è tecnicamente (e non solo) il simbolo del tennis moderno e come tale è il più utilizzato come esempio per le video analisi e per lo studio della bio meccanica dei colpi. Uno degli aspetti più straordinari del giocatore svizzero, di cui poco si è parlato, è che grazie alla sua velocità di esecuzione del diritto e del rovescio, alla sua impugnatura e attraverso una leggera inclinazione della testa, riesce a guardare il punto di impatto racchetta/pallina non davanti alla racchetta ma attraverso le corde. L'implicazione principale di questo “assetto” è che l'impatto deve avvenire sempre molto davanti al corpo e quindi è richiesto o un timing eccezionale o una eccezionale velocità d'esecuzione... o tutte e due! 
E' un aspetto assolutamente originale in tutti i giocatori del circuito ATP e che potrebbe essere uno dei segreti per avere il suo fantastico rapporto tra potenza e controllo.
Quanto questa caratteristica sia applicabile nei normali protocolli di insegnamento e di allenamento è tutto da verificare, anche considerando il fatto che Federer ha un talento fuori dal comune e non è un giocatore costruito (sul rovescio si è lavorato un po' di più). La quasi totalità dei giocatori professionisti potrebbero prendere lezioni da John McEnroe per una vita e non riuscire a fare il 10% delle sue magie sotto rete... quanto nel diritto di Federer sia legato al suo talento lo lasciamo decidere a voi!

sabato 21 marzo 2009

APPUNTI SUL SERVIZIO DI RICCARDO PIATTI E IVAN LJUBICIC

Testo tratto da www.community.diadora.it

IL SERVIZIO

Per alcuni simbolo di forza esplosiva, per altri vero e proprio "biglietto da visita" che caratterizza sui piani stilistico ed espressivo il tennista, il servizio e' il gesto principe del gioco e il colpo che da' lo spettacolare inizio allo scambio di gara. In questa semplice (per gli esperti) concatenazione di movimenti confluiscono armoniosamente tecnica, coordinazione neuromuscolare, percezione e controllo della potenza.
E' doveroso ribadire che dietro all'apparente semplicita' dei servizi dei grandi campioni ci sono anni di allenamento, sia fisico e tecnico che mentale, di training di rifinitura e di esercizio per dotare l'esecuzione di armonia e potenza. L'obiettivo attorno al quale ruota la strutturazione del colpo e' la capacita' di conferire alla pallina l'effetto, la direzione e la velocita' desiderate. Per capire nella teoria come e' possibile ottenere tale risultato occorre, prima di tutto, scomporre in movimenti elementari il complesso del colpo e cioe', nello specifico, in quattro fasi:

1-l lancio della palla, accompagnato dalla rotazione laterale del busto e dall'inizio del caricamento delle gambe
2- il movimento in fuori del braccio-racchetta
3- il movimento di caricamento del braccio in preparazione dell'impatto con la palla
4- l'impatto con la palla e la conclusione del colpo, costituita da un'energica decelerazione del movimento.

Il corpo viene coinvolto interamente nell'esecuzione del servizio, a partire dalla postura, con gambe divaricate e piedi in posizione da permettere il piegamento delle ginocchia, fino ad arrivare a spalle, gomiti, polsi ad anche, passando ovviamente per un intenso allenamento muscolare. Una differente considerazione va riservata ad un organo particolare che riveste pero' un'importanza fondamentale: il cervelletto. Quest'ultimo, infatti, ha un ruolo predominante nell'apprendimento, nell'esecuzione, ma soprattutto nella correzione del gesto.

L'esplosivita' e' la qualita' fisica che caratterizza il colpo d'apertura di gara e va sviluppata adeguatamente per garantire non soltanto la riuscita del servizio ma anche, su un piano piu' generico, un gioco piu' incisivo, efficace e di conseguenza piu' spettacolare. Tuttavia, per rendere in pieno l'idea di cosa significhi preparare un servizio, occorre sottolineare anche altri fattori di cui un buon tennista deve tener conto, come il tipo d'appoggio sui piedi, la resistenza dell'aria e l'altezza del lancio, che non deve essere troppo alto onde evitare che la pallina prenda un'eccessiva 
 accelerazione in fase discendente.
Sono ora chiari, quindi, i motivi per cui occorre non soltanto fermarsi a "guardare" un campione servire una palla, ma piu' esattamente "ammirarlo"

STRUTTURA FISICA E SERVIZIO di Riccardo Piatti:

Dal punto di vista fisico l'altezza e' certamente un vantaggio al momento del servizio. Altro fattore fondamentale e' proprio la postura della spalla. Ci sono tennisti che per loro natura hanno una spalla "retroattiva", ovvero riescono a far partire il movimento molto indietro rispetto agli altri. Questo permette loro di effettuare un'ottima fase di caricamento: piu' si va indietro con il movimento della spalla, maggiore sara' la spinta e piu' efficace sara' il servizio nel suo complesso.
Struttura fisica e tecnica del giocatore sono i due fattori di partenza quando si lavora sul servizio. In generale la tecnica principale e' uguale per tutti, ma si deve adattare ad ogni individuo, alle sue caratteristiche fisiche e agli aspetti tecnici per cui e' maggiormente portato.
Ci sono atleti con una buona spalla, ma che non sono altrettanto dotati nelle spinte e viceversa. A seconda della struttura fisica e delle doti tecniche si andra' a lavorare sugli aspetti specifici. Ivan Ljubicic ad esempio ha un fisico alto e prestante, ha un buona spalla ed e' dotato di una ottima velocita' nel colpo.
Nel primo movimento, quello del caricamento, avviene la torsione del busto e si evidenzia la funzione retroattiva della spalla: in questo momento il peso del corpo si sposta da avanti verso dietro. Il secondo movimento e' quello della spinta verso l'alto ed e' in questo momento che il peso ritorna in avanti. Alcuni tennisti partono direttamente da dietro, unificando di fatto i due momenti, il caricamento e la spinta verso l'alto.
In sede di allenamento curo in maniera sistematica le "spinte". Per diverse ragioni in partita non e' sempre possibile concentrarsi su di esse, eseguendole al meglio. Per questo e' importante che in allenamento si lavori in modo da "pulirle" il piu' possibile.

SPALLA “RETROATTIVA” E TORSIONE DEL BUSTO di Riccardo Piatti

Nel tennis professionistico dei nostri giorni avere una spalla molto “retroattiva” è una componente fondamentale per un servizio in grado di fare la differenza. Il movimento di torsione del busto e la retroazione della spalla è una dote naturale, ma anche un aspetto allenabile fin da quando si è giovani. Generalmente a livello giovanile si utilizza poco il servizio come colpo da punto e molto spesso è una semplice rimessa in gioco. Nel costruire il servizio di un giovane tennista questo è uno degli aspetti fondamentali da curare. Si tratta di un movimento molto ampio, che riguarda il braccio, la spalla e il busto, e ricorda molto quello del lancio del giavellotto. Una volta effettuata la torsione all’indietro, che è la prima fase del movimento, sono due le cose da fare: bisogna colpire la palla nel punto più alto possibile e rimanere in equilibrio al momento della battuta, senza sbilanciarsi. La corretta combinazione di questi due movimenti rende efficace tutto il servizio. Sampras è l’esempio più limpido di cosa significhi avere una spalla “retroattiva”: questa sua dote naturale gli permetteva di avere un gioco di servizio fuori dal comune, che unito all’intelligenza tattica lo ha portato ad ottenere risultati straordinari. Il primo a lavorare su questo movimento era stato John McEnroe all’inizio degli anni ’80: faceva partire il movimento di servizio da un’evidente torsione del busto e della spalla. Attualmente un tennista dotato di un’ottima spalla è senza dubbio Federer, recente dominatore dei tornei del Grande Slam.

IL SERVIZIO NEL TENNIS PROFESSIONISTICO di Ivan Ljubicic

Nel tennis di oggi i colpi "primari", come il servizio, sono diventati sempre piu' importanti. Dieci anni fa i giocatori in grado di servire a 200 km/h e di mettere a terra 15 ace a partita non erano nemmeno una decina. Adesso tra i primi cento del mondo ce ne saranno almeno 40 capaci di farlo. Il servizio e' senz'altro il colpo piu' migliorato negli ultimi venti anni a livello professionistico. Anche perche' si tratta di un fondamentale che potenzialmente tutti possono sviluppare, dato che lo si puo' allenare indipendentemente dal colpo di un avversario. Personalmente possiedo una certa facilita' di battuta e ho un movimento ampio della spalla. Il problema e' il lavoro del pettorale, che si sviluppa molto di piu' rispetto ai muscoli posteriori: la conseguenza e' lo spostamento in avanti della spalla. Dopo cinque, sei mesi di intensa attivita' agonistica la spalla comincia a muoversi in avanti, cambiando la sua naturale posizione. Questo tipo di problema spesso viene affrontato anche con l'operazione, che non sempre pero' risolve la questione. L'unico modo per limitare questo effetto, e' quello di sviluppare i muscoli posteriori. Non servono sedute esagerate, con grandi pesi: sono sufficienti pesi "normali", in modo da potenziare quei muscoli che solitamente non vengono impiegati appieno, in modo da "bilanciare" la massa muscolare.

IL SERVIZIO: IMPLICAZIONI TECNICHE E MUSCOLARI di Ivan Ljubicic

Il servizio è molto importante per me, ed è uno dei miei colpi migliori. Per un atleta professionista allenare il servizio è importante, ma non bisogna nemmeno esagerare nell’allenarlo, perché si rischia di perdere quella componente basata sull’istinto, che fa la differenza in partita. E’ un po’ come il rigore per un calciatore: il buon esito del tiro dipende molto dalla fantasia e dall’istinto, oltrechè dall’allenamento. Le possibilità di battuta sono moltissime: servizi slice, kick, piatto, combinati a loro volta con tutti i tipi di rotazioni: è difficile allenarle tutte, per farlo bisognerebbe prepararsi solo su questo per tutto il giorno. Quello del servizio non è solo un problema tecnico, ma anche fisico. Il movimento di battuta richiede uno sforzo muscolare notevole, per questo è un gesto di cui non abusare in allenamento. Non si può forzare oltremodo, specie se arrivi a servire una palla a 232 km/h, come mi è capitato qualche settimana fa ad Indianapolis. Anche allenarsi troppo durante l’inverno può rivelarsi controproducente nel pieno della stagione agonistica, perché si rischia di doversi fermare. Mediamente in una seduta di allenamento effettuo tra i 60 e i 70 servizi.

SERVIZIO SULL'ERBA: IL GIOCO “SERVE AND VOLLEY” di Ivan Ljubicic

Sull'erba si cura soprattutto il gioco di "serve and volley". Sempre meno tennisti si affidano a questo tipo di gioco, anche perche' va esercitato molto in allenamento, per poi poterlo applicare in partita con una certa continuita' ed efficacia. Il servizio e' la prima parte di questo gioco molto complesso: e' necessario prestare anche una grande cura alla successiva fase di risposta, in cui bisogna essere in grado di coprire il campo e difenderlo dai passanti degli avversari.

venerdì 20 marzo 2009

RISCALDAMENTO CON MINI TENNIS

Abbiamo, in un post precedente, parlato dell'importanza del riscaldamento fatto con una corsa lenta (almeno 12 minuti) per permettere al nostro sistema muscolare di alzare la sua temperatura ed abbassare il rischio di infortuni.
Sono in molti però che non hanno solo il problema di scaldare i muscoli, ma anche quello di dover prendere confidenza con i movimenti dei vari colpi. Quanti di voi si trovano di punto in bianco a fondo campo a tirare diritti e rovesci con la sensazione di essere poco sciolti ed un po' impacciati?
I professionisti, prima di fare il riscaldamento che vediamo tutti prima dell'incontro, hanno già effettuato un lavoro (a volte anche abbastanza impegnativo) precedente e quindi entrano in campo già in ritmo. Ecco allora che diventa importante quello che viene chiamato il "mini tennis" ovvero il palleggio dentro la linea del servizio. Questo esercizio dovrebbe diventare un punto fermo del pre allenamento e anche del pre partita. Non vergognatevi di chiedere al vostro avversario di fare 5 minuti a metà campo... farà un gran bene anche a lui!
Naturalmente, essendo il campo molto piccolo si giocheranno colpi con molta rotazione e con molto controllo. Una evoluzione di questo esercizio che aiuta invece a lasciare andare il movimento di tutto il corpo è il mini tennis con le palle in gomma piuma, che ci permettono di tirare a tutta velocità ma rimanendo a metà campo ed avendo tutto il tempo di preparare bene il colpo successivo.

giovedì 19 marzo 2009

PSICOLOGIA - L'ASPETTO MENTALE NEL TENNIS (parte 2)

Tratto da www.psycosport.com

Autori: Stefania Indemini e Alessandro Simili

Il tennis è uno sport in cui vi è la compresenza di fattori tecnici, tattici, fisici e psicologici. Il giocatore moderno deve essere in possesso di una tecnica raffinata, di brillanti capacità tattico-strategiche, nonché di una eccelsa preparazione atletica, ma queste caratteristiche non saranno sufficienti a portarlo alla vittoria se non saranno correlate ad altre qualità psicologiche. Infatti, nel tennis l’aspetto mentale risulta essere di fondamentale importanza, dal momento che certe sue caratteristiche lo rendono uno degli sport più logoranti sotto il profilo psicologico.

Il tennis infatti è:

• un’attività Open Skills: il giocatore affronta situazioni sempre diverse alle quali deve rispondere rapidamente ed in maniera adeguata;

• uno sport individuale: il giocatore è l’unico protagonista e l’unico responsabile del risultato;

• uno sport che non prevede, durante lo svolgimento del match, nè coaching, né time out: il giocatore è da solo sia nell’elaborare la tattica di gioco che nel gestire momenti di sconforto e di difficoltà;

• uno sport in cui non esiste la possibilità di pareggio: da un match si può uscire solo vincitori o vinti;

• uno sport in cui non esistono limiti di tempo: non è possibile prevedere quale sarà la durata di un incontro, quindi il giocatore potrà andare incontro a momenti di stanchezza e di calo, sia fisico che mentale;

• uno sport che non ha valori assoluti di confronto;

• uno sport in cui la vittoria non è mai assicurata: il risultato può essere rimesso in discussione in qualunque momento del match.

La prestazione di un giocatore sarà dunque condizionata contemporaneamente da:

• requisiti tecnico-tattici, ovvero la capacità di eseguire movimenti efficienti ed efficaci, adatti a risolvere le differenti situazioni di gioco;

• requisiti condizionali, ovvero la resistenza, la forza e la velocità;

• requisiti psicologici, ovvero la capacità di controllare in maniera ottimale gli aspetti emozionali.


LE FASI DEL TENNIS

Possiamo suddividere l’attività del tennista in 5 fasi, ciascuna delle quali presenta delle caratteristiche specifiche:

A - Allenamento

B - Avvicinamento alla partita

C - Prepartita

D - Partita

E - Scarico

Ciascuna fase verrà qui di seguito analizzata facendo costantemente riferimento al Metodo S.F.E.R.A. ed ai 5 fattori che lo contraddistinguono (Sincronia, Punti di Forza, Energia, Ritmo e Attivazione).


A - Allenamento

La fase di Allenamento riguarda tutta la preparazione (fisica, tecnica, tattica e mentale) a cui il tennista si sottopone durante i mesi precedenti l’inizio delle competizioni. Rappresenta una costante per l’atleta; può essere presente in misura maggiore o minore a seconda del periodo dell’anno e della programmazione dei tornei, ma è comunque una parte del bagaglio che il tennista deve possedere e che si deve portare sempre dietro.

Le caratteristiche principali di questa fase sono:

• Allenamento fisico, tecnico, tattico e mentale → Punti di Forza

• Cura dell’alimentazione → Punti di Forza, Energia

Si tratta di aspetti che devono essere sempre presenti nell’atleta, in quanto sono necessari per permettergli di riconoscere i suoi Punti di Forza e per aumentare la propria autoefficacia.


B - Avvicinamento alla partita

La fase di Avvicinamento alla partita riguarda in particolare il giorno precedente l’incontro. Tutto ciò che fa il tennista è in funzione di un obiettivo a breve termine chiaro e preciso, il match che lo aspetta il giorno dopo. Parlo di obiettivo chiaro e preciso poiché il giocatore sa finalmente chi sarà il suo avversario e, indicativamente, anche l’ora di gioco, per cui potrà organizzarsi al meglio in funzione di queste informazioni.

Le caratteristiche principali di questa fase sono:

• Conoscenza del luogo di gara (percezione di un luogo conosciuto, quindi meno inquietante) → Sincronia

• Allenamento fisico e tecnico sul campo (in parte anche in funzione delle caratteristiche dell’avversario) → Punti di Forza

• Studio dell’avversario (assistendo al match e/o discutendo la tattica e la strategia di gioco con l’allenatore) → Punti di Forza

• Cura dell’alimentazione → Energia

• Sonno → Energia


C - Prepartita

La fase di Prepartita riguarda tutto ciò che l’atleta fa il giorno dell’incontro, prima di scendere in campo. La durata di questa fase, e quindi la sua gestione, varia principalmente in funzione dell’orario di gioco, ma può anche subire ulteriori modificazioni “in itinere”. Infatti gli orari di ingresso in campo non sono quasi mai definiti precisamente, ma sono “to follow”, nel senso che dipendono e sono in funzione della durata degli incontri precedenti. Inoltre, ulteriori ritardi, o addirittura rinvii, sono sempre possibili nel caso di condizioni meterologiche avverse (pioggia, oscurità, ecc…). Il tennista, quindi, dovrà essere sempre pronto a gestire tutte queste situazioni nella maniera migliore e più funzionale in rapporto al match che lo aspetta.

Le caratteristiche principali di questa fase sono:

• Sveglia (almeno 3 ore prima della partita) → Attivazione

• Preparazione dei materiali (scelta dei completi da allenamento e da gara, modalità di preparazione schematica e costante) → Sincronia

• Cura dell’alimentazione → Energia

• Ascolto musica (durante il tragitto, durante la giornata, prima dell’incontro) → Attivazione, Energia

• Allenamento prima del match → Attivazione, Punti di Forza

• Primo cambio (non ancora da gara) → Energia

• Scarpe slacciate → Energia

• Riscaldamento prima del match → Attivazione

• Cambio da gara (rituale della vestizione, self talk, pensiero positivo, presa di consapevolezza di potercela fare, aumento dell’autoefficacia) → Sincronia, Punti di Forza, Attivazione


D - Partita

Il momento della partita riguarda tutto ciò che fa l’atleta dal momento in cui entra in campo per affrontare il suo avversario, al momento in cui esce, dopo avere terminato l’incontro. Comprende sia la fase di riscaldamento (dal momento dell’ingresso in campo, al momento del sorteggio, fino alla fine dei 5 minuti di riscaldamento), che quella del match vero e proprio.

Per quanto riguarda la fase del riscaldamento, le caratteristiche peculiari sono:

• Presa di possesso dello spazio e disposizione dei materiali → Sincronia

• Allacciarsi le scarpe → Attivazione, Energia, Sincronia

• Scelta dell’attrezzo →Attivazione, Punti di Forza

• Sensazioni tattile (palline, racchetta, superficie del campo di gioco) → Attivazione

• Regole e sorteggio → Attivazione, Sincronia

• Palleggio di riscaldamento → Attivazione, Ritmo

Per quanto riguarda la fase del match la suddividiamo in 6 momenti, da analizzare singolarmente e in modo approfondito, che sono quelli di:

1. Avvicinamento al punto

2. Attivazione prima del punto

3. Punto

4. Momento di sfogo

5. Momento di recupero

6. Cambio di campo


1. Avvicinamento al punto

Si tratta di un momento di “passaggio” in cui il tennista, finito il punto precedente, si avvia alla preparazione di quello successivo.

Le caratteristiche principali di questa fase sono:

• Mettere a posto le corde → Sincronia

• Racchetta tenuta con la mano con cui non si gioca (o comunque impugnata in modo molto blando) → Energia

• Self talk → Punti di Forza

L’andamento dei 5 fattori della Sfera in questa fase sarà dunque il seguente:

Sincronia ↑ (aumento)

Punti di Forza ↑

Energia ↔(stabile)

Ritmo ↔

Attivazione ↔


2. Attivazione prima del punto

Si tratta del momento immediatamente precedente il gioco del punto. Il tennista si può trovare ad affrontarlo sia in fase di servizio che in fase di risposta.

Le caratteristiche principali in fase di servizio sono:

• Racchetta che gira tra le mani → Ritmo, Energia

• Sensazioni tattili delle palline → Sincronia, Attivazione

• Scelta delle palline → Attivazione (rituale)

• Rimbalzo della pallina prima di servire → Ritmo

• Controllo del respiro → Ritmo, Energia

• Pensiero positivo → Punti di Forza

• Espirazione subito prima dell’inizio del punto → Sincronia, Attivazione

Le caratteristiche principali in fase di risposta sono:

• Assumere posizione dinamica → Sincronia, Attivazione

• Racchetta che gira tra le mani → Ritmo, Energia

• Controllo del respiro → Ritmo, Energia

• Pensiero positivo → Punti di Forza

• Espirazione subito prima dell’inizio del punto → Sincronia, Attivazione

L’andamento dei 5 fattori della Sfera in questa fase sarà dunque:

Sincronia ↑

Punti di Forza ↔

Energia ↑

Ritmo ↑

Attivazione ↑


3. Punto

Nel momento del punto tutti i fattori della Sfera devono essere già stati portati ad un livello ottimale. In questo caso, il tennista sarà perfettamente concentrato e allineato sul compito e riuscirà a fornire una prestazione d’eccellenza.

Caratteristiche principali di questa fase sono:

• Racchetta che gira tra le mani → Energia, Ritmo

L’andamento dei 5 fattori della Sfera sarà il seguente:

Sincronia ↔

Punti di Forza ↔

Energia ↔

Ritmo ↔

Attivazione ↔


4. Momento di sfogo

Rappresenta il momento dell’esame di realtà, in cui il tennista prende consapevolezza del punto appena giocato.

Caratteristiche principali di questa fase sono:

• Incitamenti verbali (dai, forza) e gestuali (pugno) → Punti di Forza, Energia

• Imprecazioni verbali e gestuali (lancio di racchetta) → Energia

• Ripetizione del gesto tecnico → Punti di Forza

• Self talk → Punti di Forza

L’andamento dei 5 fattori della Sfera sarà dunque:

Sincronia ↓ (diminuzione)

Punti di Forza ↔

Energia ↑

Ritmo ↓

Attivazione ↓


5. Momento di recupero

Durante il momento di recupero è necessario che vi sia un distacco, una disattivazione rispetto al punto appena giocato, in modo da poter riequilibrare la Sfera. Tutto questo, in funzione della successiva fase di preparazione per il punto successivo (dopo il momento di recupero potremo avere, a seconda del momento del match, o la fase di cambio campo oppure si ripartirà, nuovamente, con la fase di avvicinamento al punto).

Le caratteristiche di questa fase sono:

• Controllo del respiro → Energia, Ritmo

• Mettere a posto le corde → Sincronia

• Self talk → Punti di Forza

L’andamento dei 5 fattori della Sfera in questa fase sarà dunque il seguente:

Sincronia ↑

Punti di Forza ↓

Energia ↓

Ritmo ↑

Attivazione ↔


6. Cambio di campo

Durante questa fase il tennista si trova nella condizione di dover gestire una pausa di durata relativamente lunga (da 1’30 a 2 minuti la durata della pausa del cambio campo, contro i 25 secondi tra un punto e l’altro). E’ un momento che, se gestito e sfruttato nel modo giusto, può dare ottimi risultati, ma che allo stesso tempo, se gestito male, rischia di diventare alquanto controproducente.

Le caratteristiche di questa fase sono:

• Rilassamento fisico e mentale (il giocatore si siede) → Energia

• Recupero fisico (integratori) → Punti di Forza, Energia

• Self talk → Sincronia

• Pensiero positivo → Punti di Forza

L’andamento dei 5 fattori della Sfera in questa fase saranno infine:

Sincronia ↔

Punti di Forza ↔

Energia ↓

Ritmo ↔

Attivazione ↓


E - Scarico

Il momento di scarico riguarda tutto ciò che fa l’atleta dopo lo svolgimento del match. Si tratta di una fase importante, in cui l’atleta deve disattivarsi al fine di recuperare tutte le sue forze ed essere così pronto per la partita successiva. Inoltre, a seconda del tipo di competizione a cui sta partecipando, il giocatore potrà trovarsi di fronte a situazione e ad esigenze differenti:

• Partita successiva dopo una settimana → recupero a lungo termine (es. Torneo a squadre)

• Partita successiva il giorno seguente → recupero a medio termine (es. Torneo individuale)

• Partita successiva lo stesso giorno → recupero a breve termine (es. Torneo individuale, doppio turno)

• Partita successiva immediatamente a seguire → recupero lampo (es. Torneo a squadre, doppio dopo 30 minuti dalla fine del singolo)


Nel caso di recupero a lungo termine, l’atleta potrà disattivarsi seguendo i suoi tempi naturali, mentre nel caso di recupero a medio, ma soprattutto a breve termine, egli dovrà adottare delle strategie personali per arrivare all’appuntamento successivo nella migliore forma (fisica e mentale) possibile. Infatti, la cattiva gestione dell’attivazione/disattivazione può portare l’atleta ad un consumo non ottimale di energia, inficiandone così la prestazione.

Paradossalmente, il recupero lampo non crea grossi problemi, infatti in questo caso l’atleta non si disattiva (o lo fa solo in minima parte) in quanto il match successivo lo attende nell’immediato futuro.

lunedì 16 marzo 2009

THE VOLLEY - (La Volèe)



La volèe è ritenuto uno dei colpi più facili da eseguire ma nonostante ciò, la maggior parte dei giocatori amatoriali (e non solo), si trovano ad averne una scarsa dimistichezza. Vero è che il tennis moderno fatto di colpi d'attacco da fondo campo poco spazio lascia al gioco di rete, al serve and volley e via discorrendo, ma la sostanza è che molti giocatori trascurano di allenare questo colpo. Nelle righe che seguiranno cercheremo di fare un quadro generale sugli aspetti tecnici della voleèe.

Il primo aspetto da considerare è lo split step.
Lo split step è quel piccolo salto che viene effettuato dal giocatore mentre il proprio avversario sta per colpire la palla (la posizione di massima altezza del salto dovrebbe coincidere con l'impatto della palla). Questo movimento ha diverse ragioni tra cui garantire la massima velocità di spostamento delle gambe (si sfrutta la forza di reazione che arriva dal terreno), portare il corpo in una posizione di equilibrio e bilanciare il corpo in modo da poter effettuare lo spostamento del peso del corpo in avanti. Lo split step non va effettuato solamente se si è raggiunta la posizione ideale a rete. Molto spesso si può notare come i pro facciano lo split step anche in mezzo al campo, spezzando la corsa verso rete, per poi proseguire una volta valutato il colpo dell'avversario.

L'impugnatura.
Oggi c'è la tendenza ad insegnare la volèe utilizzando l'impugnatura continental che permette di giocare sia il diritto che il rovescio (ed anche lo smash) senza fare modifiche. In molti, comunque, continuano ad utilizzare una impugnatura eastern di diritto ed eastern di rovescio che garantisce un miglior posizionamento del piatto corde, ma che può dare problemi coi tempi di preparazione quando il gioco si fa veloce. Un altro compromesso è giocare la volèe di diritto con una continental e fare una leggerissima rotazione dell'impugnatura per il rovescio, sempre per avere un miglior angolo della testa della racchetta.

L'esecuzione del colpo.
Innanzitutto la volèe richiede un movimento di preparazione molto abbreviato in virtù della minor distanza che la pallina deve percorrere. La racchetta sarà portata nella fase finale della preparazione attraverso un movimento simultaneo di braccio e spalle, la testa dell racchetta è sempre alta e punta al cielo (la testa si verrà a trovare più indietro rispetto alla posizione del polso), il gomito rimane attaccato al busto e sarà sempre il corpo a buttarsi contro la palla. Se nel diritto la rotazione delle spalle è minima e quindi c'è una leggera apertura con il braccio (si deve comunque rimanere più compatti possibile), nel rovescio la rotazione delle spalle (a 90 gradi con la rete) porta direttamente il giocatore nella fase finale della preparazione, il braccio non deve assolutamente cercare una maggior apertura del movimento.
Importante, come abbiamo già detto, sarà una posizione del corpo un po' sbilanciata in avanti con il peso sulla punta dei piedi ben divaricati (si dovrebbe avere la sensazione di un equilibrio al limite della caduta in avanti). Il peso del corpo si sbilancerà prima sul piede esterno, contemporaneamente alla fase di preparazione del colpo, e poi si dovrà scaricare in avanti portando avanti la gamba sinistra per il diritto e quella destra per il rovescio per i giocatori destrimani e viceversa per i mancini. Il timing con cui avviene lo scarico del peso in avanti è molto importante. Prendendo ad esempio la volèe di diritto di un destrimane: il piede sinistro dovrebbe toccare il terreno contemporaneamente all'impatto della palla, mai prima perchè ciò vorrebbe dire perdere molta della consistenza del colpo.
La palla deve essere sempre colpita ben davanti al corpo con il polso ben fermo ed un movimento in slice tale da permettere un buon controllo di palla e farla rimbalzare il meno possibile. Lo swing sarà corto e sarà necessario controllare la direzione delle testa della racchetta che dovrebbe cercare sempre la linea del net, che diventa un ottimo riferimento per evitare di mettere la palla in rete. Non dimentichiamoci che molte volèe si giocano lontano dalla rete e in questi casi lo swing sarà più lungo per cercare una maggior profondità del colpo.
Nella volèe di rovescio va sottolineata l'importanza del movimento del braccio che non ha la racchetta che farà un movimento in fuori opposto a quello del braccio racchetta (stesso principio biomeccanico del rovescio in slice) e che servirà per dare maggior bilanciamento al corpo.